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Schio, Cioni (FdI) attacca: “Recesso da AVA? Ipotesi irresponsabile. Il servizio pubblico non è un pallone da portarsi via quando si perde la partita”

  S i accende il confronto politico attorno all’ipotesi -circolata negli ultimi giorni - di un possibile recesso del Comune di Schio da AVA , la società pubblica che gestisce impianti e servizi ambientali dell’ Alto Vicentino . A intervenire è il capogruppo di Fratelli d’Italia a Palazzo Garbin , Alex Cioni , che definisce l’eventualità “politicamente grave e senza precedenti”. Secondo Cioni, la questione nasce dopo la netta sconfitta del Comune di Schio nell’assemblea dei soci, che a larga maggioranza ha approvato la fusione tra AVA e Soraris .    A fronte di quella decisione, “pensare di reagire come quel bambino che, non potendo più giocare, si porta via il pallone, è un atteggiamento che fotografa in modo inequivocabile l’inadeguatezza di questa amministrazione e della sua maggioranza” - afferma l’esponente di FdI. “Il futuro del servizio pubblico e di un impianto strategico dell’Alto Vicentino non può essere gestito con scatti emotivi. L’auspicio è che si tratti...

Inforchettare l'ipocrosoa


MANIFESTANO I PADRI DI FAMIGLIA, NON I FIGLI DI PAPA'
Se i movimenti di protesta si sviluppano da Roma in giù, la stampa ha una sorta di riflesso pavloviano. Se alla risposta “chi c’è dietro?” non si può rispondere “partiti e sindacati”, li si stigmatizza da subito come sospetti. Si dice che sono localistici, infiltrati o addirittura manipolati dal crimine organizzato. Ovviamente altra cosa rispetto ai “movimenti” che per tre anni hanno fatto da contrappunto all’esperienza governativa del Centrodestra. Gli indignados sono fashion e quando si danno alle violenze è perché – come disse Draghi – si preoccupano del loro futuro. Le ragazzine sbraitanti di cento scioperi e cortei contro la Gelmini facevano simpatia alla telecronista pashminata, che rivedeva in lei il proprio impegno di adolescente. Poi c’erano le migliaia di signore annoiate del “Se non ora quando”. Proteste mediatiche, ben organizzate e – diciamolo – piene di soldi. I tassisti invece si battono “per interessi particolari” (chissà perché i no-tav invece no?), i camionisti siciliani sono marionette di interessi occulti, i pescatori e agricoltori sono arretrati. Ma a vedere bene, uno non porta sui binari moglie e figli col rischio di farseli tirare sotto dal treno per logiche così contorte. A noi sembrano persone che protestano perché devono mantenere una famiglia, non perché devono andare in video. Forse dopo qualche giorno questi padri di famiglia se ne torneranno a casa, magari con le pive nel sacco. Ma se stavolta non lo facessero? 

Marcello De Angelis

direttore de Il Secolo d'Italia

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