Cittadinanza agli stranieri? Anche no!

DIRITTO DI CITTADINANZA AGLI STRANIERI NATI IN ITALIA: PERCHE' NON FIRMARE LA PROPOSTA DI LEGGE 

Nelle piazze italiane a partire dal 21 gennaio saranno presenti i gazebo per la raccolta firme a sostegno dell’iniziativapromossa dalle associazioni ANPI, Arci, Caritas Italiana, Acli, OO.SS. Cgil e Cisl, Libera, Coordinamento Nazionale degli Enti Locali per la pace ed i diritti umani, Tavola della pace, per sostenere due proposte di legge:

- la prima per riconoscere il diritto di cittadinanza agli stranieri nati in Italia o che vi risiedono legalmente da 5 anni,

- la seconda per riconoscere il diritto di voto e di elettorato attivo alle elezioni amministrative, provinciali e regionali agli stranieri regolari con 5 anni di residenza.

Il tema è certo profondo.

In Italia vivono circa 5 milioni di persone di origine straniera, pari a circa l’8% della popolazione totale. Molte di queste sono persone con posizioni regolari, che hanno lasciato il proprio paese per trovare lavoro e una nuova vita in Italia. Di questi, circa un milione sono bambini e bambine nati da genitori di origine straniera e molti di questi sono nati in Italia.
Esistono in parlamento già diversi progetti di legge per modificare la legge 91 del 5 febbraio 1992, che regola il diritto alla cittadinanza italiana, per lo più per aggiungere allo jus sanguinis (è cittadino italiano chi nasce da genitori italiani) lo jus soli (è italiano chi nasce in Italia) e ridurre gli anni di residenza (passando dagli attuali 10 a 5 anni) utili agli stranieri per ottenere la cittadinanza.
In linea generale sul tema riteniamo sia necessario garantire un più chiaro accesso alla cittadinanza agli stranieri nati in Italia,agevolando lo jus soli evitando però gli automatismi.
Alla cittadinanza data in automatico a chi nasce in Italia (jus soli) infatti preferiamo lo jus soli et amori (è cittadino italiano chi nasce in Italia e sceglie di amare la nostra Patria, facendone formale richiesta).
Tecnicamente ciò è già consentito dalla vigente normativa (legge 91 del 5 febbraio 1992 nel combinato di art. 9, comma 1 e art. 4 lettera c), secondo cui la cittadinanza italiana può essere concessa al raggiungimento della maggiore età allo straniero nato nel territorio della Repubblica che vi risiede legalmente se dichiara entro il suo 19esimo anno di voler acquistare la cittadinanza italiana.
Inoltre, sempre secondo la normativa vigente, i figli di stranieri che hanno ottenuto dopo 10 anni di residenza la cittadinanza italiana, diventano italiani, se ancora minorenni e residenti in Italia.
Analizzando poi tecnicamente la proposta di legge per modificare la legge 91 del 1992 portiamo all’attenzione alcune contraddizioni e disposizioni non condivisibili.

Citiamo solo le più lampanti:

- un bambino straniero nato in Italia, per il quale i genitori non hanno chiesto la cittadinanza, diventa cittadino dopo 18 anni, mentre lo straniero maggiorenne e residente in possesso dei requisiti reddituali diventa cittadino dopo soli 5 anni;
- inoltre, secondo la proposta di legge, l’acquisto della cittadinanza è consentito anche se a richiederlo è un minore straniero condannato a pena detentiva non superiore a tre anni.
- ancora, lo straniero minorenne nato in Italia che acquista la cittadinanza a seguito di una dichiarazione di volontà espressa da un genitore può rinunciarvi entro un anno dal raggiungimento della maggiore età. Come si fa con un regalo poco gradito.
In merito alla proposta di legge che consentirebbe di votare ed essere votati agli stranieri dopo 5 anni di residenza invece non ne condividiamo il principio ispiratore che separa il diritto/dovere di voto dalla cittadinanza.
Riteniamo più utile lavorare sull’integrazione e la partecipazione attiva alla vita pubblica conservando il legame tra cittadinanza (italiana o europea) e diritto/dovere di voto.
Ritorniamo quindi al tema prima esposto dello jus soli et amori.
Chi vuole amministrare direttamente (candidandosi) o indirettamente (scegliendo col suo voto) le nostre città e comunità locali le deve vivere e amare. E questo amore lo dimostra scegliendo di diventare italiano, chiedendo cioè la cittadinanza.
Per quanto sopra detto, auspicando che una riflessione seria sulle modalità di accesso alla cittadinanza dei “nuovi italiani” sia fatta presto in Parlamento, invitiamo i nostri elettori a disertare la firma sulle proposte di legge di cui sopra.

Rosario Mancino
www.posizione.org

Commenti