Passa ai contenuti principali

Articolo più recente

Schio, Cioni (FdI) attacca: “Recesso da AVA? Ipotesi irresponsabile. Il servizio pubblico non è un pallone da portarsi via quando si perde la partita”

  S i accende il confronto politico attorno all’ipotesi -circolata negli ultimi giorni - di un possibile recesso del Comune di Schio da AVA , la società pubblica che gestisce impianti e servizi ambientali dell’ Alto Vicentino . A intervenire è il capogruppo di Fratelli d’Italia a Palazzo Garbin , Alex Cioni , che definisce l’eventualità “politicamente grave e senza precedenti”. Secondo Cioni, la questione nasce dopo la netta sconfitta del Comune di Schio nell’assemblea dei soci, che a larga maggioranza ha approvato la fusione tra AVA e Soraris .    A fronte di quella decisione, “pensare di reagire come quel bambino che, non potendo più giocare, si porta via il pallone, è un atteggiamento che fotografa in modo inequivocabile l’inadeguatezza di questa amministrazione e della sua maggioranza” - afferma l’esponente di FdI. “Il futuro del servizio pubblico e di un impianto strategico dell’Alto Vicentino non può essere gestito con scatti emotivi. L’auspicio è che si tratti...

Banche ladre

BANCHE/SOLDI IN CASSA, IMPRESE A SECCO
Venerdì scorso la liquidità degli istituti di credito parcheggiata presso la Bce è cresciuta al livello record di 463,5 miliardi. Soltanto due settimane prima la stessa Bce aveva distribuito in Europa, al tasso superscontato dell’1%, la bellezza di 489 miliardi, 116 dei quali alle banche italiane. Con una partita di giro quei soldi, destinati sulla carta alle imprese e alle famiglie, sono tornati a casa senza passare per le tasche degli italiani. Un dato che conferma la validità della posizione dei parlamentari del Pdl, che sollecitano l’apertura di un tavolo tra Governo, Bankitalia e banche per rompere quel circuito infernale che toglie ossigeno al sistema produttivo, in particolare agli oltre quattro milioni di piccoli e medi imprenditori che rappresentano il 95% della categoria in Italia.

Il credit crunch, cioè la chiusura dei rubinetto del credito alle imprese, è ormai una dura realtà certificata dalle più recenti indagini. Quella di Bankitalia-Sole 24 Ore, realizzata tra l’uno e il 20 dicembre, disegna un quadro drammatico: se il 74% delle imprese segnala un peggioramento della situazione economica, quasi il 50% lamenta gravi difficoltà nell’accesso al credito (era il 28% tre mesi prima) e il 31% dichiara che la propria liquidità nei prossimi tre mesi sarà insufficiente.
Altra indagine, quella commissionata dalla Confederazione degli artigiani alla Swg, ma stessa musica: otto imprese su dieci guardano con preoccupazione al rapporto con le banche, valutano la stretta creditizia peggiore di quella del 2008-2009, denunciano “forti” o “consistenti” difficoltà nel reperire liquidità. Un’esperienza che accomuna la bellezza di un milione e mezzo di imprese, più di un terzo della spina dorsale dell’economia italiana.
E’ vero che gli istituti italiani sono chiamati a sostenere il debito sovrano (tra giovedì e venerdì saranno collocati in asta titoli per una ventina di miliardi), ma è ragionevole pensare che si intenda trattenere larga parte delle risorse drenate dalla Bce all’1% per impegnarle in titoli che rendono multipli di percentuale elevatissimi.
Va detto che il cortocircuito creditizio è stato in gran parte innestato dalla decisione dell’Eba, l’Autorità bancaria europea, di imporre agli istituti italiani aumenti di capitale per 106 miliardi, con l’anomala scelta di valutare i titoli di Stato in portafoglio sulla base delle quotazioni di mercato (non così per i titoli tossici in pancia alle banche tedesche e francesi). E questo anche se la metà dei bond, fino a tre anni, custoditi nei loro forzieri sono a rischio zero e verranno rimborsati senza perdite, come testimoniato dal Sole 24 Ore. Nella sua intervista al Corriere della Sera, il ministro Passera ha ribadito la solidità del nostro sistema creditizio, ma sull’imposizione dell’Eba neppure una parola: viene da chiedersi se sia lo stesso Passera che in abito da banchiere mostrò all’Europa, sull’argomento, quella grinta che sarebbe bene sfoderasse anche oggi. Ora, come autorevole membro del governo dei tecnici, ha più titoli per essere ascoltato a Bruxelles. Occorre agire con rapidità. Come titolerebbe Il Sole 24 Ore se ci fosse ancora il governo Berlusconi: “Fate presto”.
Il PdL: verificare presso le banche
l’uso delle risorse della Banca centrale

Il Popolo della Libertà ha presentato un'interpellanza urgente, chiedendo al governo di verificare "il corretto utilizzo delle risorse della Bce" da parte delle banche italiane. L'interpellanza e' firmata dal vicepresidente della Camera Maurizio Lupi, dal capugruppo del Pdl a Montecitorio, Fabrizio Cicchitto, dal suo vice Massimo Corsaro, e dall'ex sottosegretario all'Economia Luigi Casero.
Il documento, rivolto al presidente del Consiglio e ministro ad interim dell'Economia Mario Monti, chiede "se il governo e' a conoscenza dell'utilizzo delle banche italiane dei 116 miliardi di euro ottenuti dalla Bce e quali iniziative urgenti vorra' disporre affinche' ,in accordo con Banca d'Italia, sia verificato il corretto utilizzo delle risorse della Bce visto che ad oggi le banche non sembrano avere minimamente cambiato la tendenza almeno in Italia".
"La Banca centrale europea - si ricorda nell'interpellanza - ha piu' volte dichiarato che tali risorse erano vincolate ad una precisa finalizzazione: dare credito all’economia reale in modo da permettere alle banche di avere piu' liquidita' ad un costo basso da mettere a disposizione di imprese e famiglie".
Ma, sottolineano ancora gli esponenti del Pdl citando un articolo del 'Corriere della Sera', 'le imprese e le famiglie italiane vedono sempre piu' ristretta la possibilita' di accedere al credito.
Convenzioni e confidi vengono disdette e gli interessi arrivano al 12 per cento'. "Cio' purtroppo dimostra ancora una volta -conclude l'interpellanza- che i tempi del Paese non sono quelli delle banche e che nei prossimi mesi per le piccole e medie imprese potrebbe essere drammaticamente troppo tardi".

Articoli più letto dell'ultimo mese