BANCHE/SOLDI IN CASSA, IMPRESE A SECCO

Venerdì
scorso la liquidità degli istituti di credito parcheggiata presso la
Bce è cresciuta al livello record di 463,5 miliardi. Soltanto due
settimane prima la stessa Bce aveva distribuito in Europa, al tasso
superscontato dell’1%, la bellezza di 489 miliardi, 116 dei quali
alle banche italiane. Con una partita di giro quei soldi, destinati
sulla carta alle imprese e alle famiglie, sono tornati a casa senza
passare per le tasche degli italiani. Un dato che conferma la
validità della posizione dei parlamentari del Pdl, che sollecitano
l’apertura di un tavolo tra Governo, Bankitalia e banche per
rompere quel circuito infernale che toglie ossigeno al sistema
produttivo, in particolare agli oltre quattro milioni di piccoli e
medi imprenditori che rappresentano il 95% della categoria in Italia.
Il credit
crunch, cioè la chiusura dei rubinetto del credito alle imprese, è
ormai una dura realtà certificata dalle più recenti indagini.
Quella di Bankitalia-Sole 24 Ore,
realizzata tra l’uno e il 20 dicembre, disegna un quadro
drammatico: se il 74% delle imprese segnala un peggioramento della
situazione economica, quasi il 50% lamenta gravi difficoltà
nell’accesso al credito (era il 28% tre mesi prima) e il 31%
dichiara che la propria liquidità nei prossimi tre mesi sarà
insufficiente.
Altra
indagine, quella commissionata dalla Confederazione degli artigiani
alla Swg, ma stessa musica: otto imprese su dieci guardano con
preoccupazione al rapporto con le banche, valutano la stretta
creditizia peggiore di quella del 2008-2009, denunciano “forti” o
“consistenti” difficoltà nel reperire liquidità. Un’esperienza
che accomuna la bellezza di un milione e mezzo di imprese, più di un
terzo della spina dorsale dell’economia italiana.
E’ vero
che gli istituti italiani sono chiamati a sostenere il debito sovrano
(tra giovedì e venerdì saranno collocati in asta titoli per una
ventina di miliardi), ma è ragionevole pensare che si intenda
trattenere larga parte delle risorse drenate dalla Bce all’1% per
impegnarle in titoli che rendono multipli di percentuale
elevatissimi.
Va detto che
il cortocircuito creditizio è stato in gran parte innestato dalla
decisione dell’Eba, l’Autorità bancaria europea, di imporre agli
istituti italiani aumenti di capitale per 106 miliardi, con l’anomala
scelta di valutare i titoli di Stato in portafoglio sulla base delle
quotazioni di mercato (non così per i titoli tossici in pancia alle
banche tedesche e francesi). E questo anche se la metà dei bond,
fino a tre anni, custoditi nei loro forzieri sono a rischio zero e
verranno rimborsati senza perdite, come testimoniato dal Sole
24 Ore. Nella sua intervista al Corriere
della Sera, il ministro Passera ha ribadito
la solidità del nostro sistema creditizio, ma sull’imposizione
dell’Eba neppure una parola: viene da chiedersi se sia lo stesso
Passera che in abito da banchiere mostrò all’Europa,
sull’argomento, quella grinta che sarebbe bene sfoderasse anche
oggi. Ora, come autorevole membro del governo dei tecnici, ha più
titoli per essere ascoltato a Bruxelles. Occorre agire con rapidità.
Come titolerebbe Il Sole 24 Ore
se ci fosse ancora il governo Berlusconi: “Fate presto”.
Il
PdL: verificare presso le banche
l’uso delle risorse della Banca
centrale
Il Popolo
della Libertà ha presentato un'interpellanza urgente, chiedendo al
governo di verificare "il corretto utilizzo delle risorse della
Bce" da parte delle banche italiane. L'interpellanza e' firmata
dal vicepresidente della Camera Maurizio Lupi, dal capugruppo del Pdl
a Montecitorio, Fabrizio Cicchitto, dal suo vice Massimo Corsaro, e
dall'ex sottosegretario all'Economia Luigi Casero.
Il
documento, rivolto al presidente del Consiglio e ministro ad interim
dell'Economia Mario Monti, chiede "se il governo e' a conoscenza
dell'utilizzo delle banche italiane dei 116 miliardi di euro ottenuti
dalla Bce e quali iniziative urgenti vorra' disporre affinche' ,in
accordo con Banca d'Italia, sia verificato il corretto utilizzo delle
risorse della Bce visto che ad oggi le banche non sembrano avere
minimamente cambiato la tendenza almeno in Italia".
"La
Banca centrale europea - si ricorda nell'interpellanza - ha piu'
volte dichiarato che tali risorse erano vincolate ad una precisa
finalizzazione: dare credito all’economia reale in modo da
permettere alle banche di avere piu' liquidita' ad un costo basso da
mettere a disposizione di imprese e famiglie".
Ma,
sottolineano ancora gli esponenti del Pdl citando un articolo del
'Corriere della Sera', 'le imprese e le famiglie italiane vedono
sempre piu' ristretta la possibilita' di accedere al credito.
Convenzioni
e confidi vengono disdette e gli interessi arrivano al 12 per cento'.
"Cio' purtroppo dimostra ancora una volta -conclude
l'interpellanza- che i tempi del Paese non sono quelli delle banche e
che nei prossimi mesi per le piccole e medie imprese potrebbe essere
drammaticamente troppo tardi".