Le mie prigioni, l'Europa e il rigor montis

 

MA L’EUROPA NON RIESCE A CAMBIARE LA POLITICA DEL RIGORE
 

Il ministro dello Sviluppo ha confermato a Uno Mattina il giudizio immediato pronunciato dal presidente Berlusconi quando esplose il caso della Grecia: allora il salvataggio era possibile con non enorme sforzo e senza quella lunga catena di rinvii successivi che invece si susseguirono nel nome del rigore più assoluto. 
La grande crisi finanziaria globale è un po' come il gioco dell'Oca e torna inevitabilmente al punto di partenza. Il rigore era e resta necessario, ma da solo non produce i frutti della ripresa, anche se la Germania e i Paesi del nord Europa non demordono da questa politica indigesta per gli altri. 
La tensione sui mercati finanziari così resta altissima mentre la Grecia tornerà alle urne a giugno con lo spettro del "default", del fallimento, e quindi dell'uscita dall'euro. 
In questo quadro, e lo ha dimostrato anche la riunione di lunedì dell'Eurogruppo, non sarà facile né risolvere la crisi finanziaria globale né rilanciare la crescita dell'economia reale.

Da qui l'intenzione del Governo tecnico di mettere le mani avanti: non si intravvede neanche, la crescita, in questa fase tanto difficile. Le imprese di costruzione lanciano un grido di allarme contro i pagamenti ritardati della pubblica amministrazione per 19 miliardi di euro: sono già fallite 7.500 aziende in soli tre anni. I dati sulle vendite di auto in Italia restano in profondo rosso mentre resta elevato il numero dei disoccupati, soprattutto giovani e donne. Anche nel colloquio tra Monti e Obama si è insistito sulla necessità di rilanciare lo sviluppo.
Il nostro movimento impegna tutte le sue forze ogni giorno non solo nel suggerire l'obiettivo della ripresa ma anche le strade per metterla in atto. E il rapporto continuo con gli elettori garantisce che la direzione è giusta.

Il Mattinale 

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