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Schio, Cioni (FdI) attacca: “Recesso da AVA? Ipotesi irresponsabile. Il servizio pubblico non è un pallone da portarsi via quando si perde la partita”

  S i accende il confronto politico attorno all’ipotesi -circolata negli ultimi giorni - di un possibile recesso del Comune di Schio da AVA , la società pubblica che gestisce impianti e servizi ambientali dell’ Alto Vicentino . A intervenire è il capogruppo di Fratelli d’Italia a Palazzo Garbin , Alex Cioni , che definisce l’eventualità “politicamente grave e senza precedenti”. Secondo Cioni, la questione nasce dopo la netta sconfitta del Comune di Schio nell’assemblea dei soci, che a larga maggioranza ha approvato la fusione tra AVA e Soraris .    A fronte di quella decisione, “pensare di reagire come quel bambino che, non potendo più giocare, si porta via il pallone, è un atteggiamento che fotografa in modo inequivocabile l’inadeguatezza di questa amministrazione e della sua maggioranza” - afferma l’esponente di FdI. “Il futuro del servizio pubblico e di un impianto strategico dell’Alto Vicentino non può essere gestito con scatti emotivi. L’auspicio è che si tratti...

Elezioni amministrative, il giorno dopo

   
ANCHE DALLE ELEZIONI AMMINISTRATIVE ITALIANE UNA PROTESTA CHIARISSIMA
  
L’Italia non è la Grecia e la protesta qui non sarà mai seria e compatta. Ma i dati delle amministrative parlano chiaro.
Vincono gli uomini e perdono i partiti. Vincono le liste civiche e perdono i partiti. Vincono gli incazzati e perdono i disponibili. Vincono i populisti e perdono i commedianti della "responsabilità".
Sono sconfessati Monti e il suo rigore straniero, soffocante ed usuraio. Perde in particolare l’intero „centrodestra“ e non poteva essere altrimenti perché fino allo scorso novembre era stato un soggetto politicamente scorretto e poi si è improvvisato in un qualcosa che non è per nulla congeniale ai suoi elettori.
Portavoce dei piccoli imprenditori e di buona parte dei lavoratori, scudo fiscale, dunque coalizione dei più onesti e dei più banditi, calmiere nei confronti dell’Europa, populista, si è ritrovato di colpo a fare il normalizzatore ed il normalizzato - paradigma all’Alemanno - ed è stato puntualmente preso a schiaffi.
Il Pd paga a sua volta nei confronti di Idv e soprattutto del Cinque stelle ma  lo fa molto di meno perché è un partito di burocrati e di establishment e può perfino considerarsi soddisfatto della scelta operata nei confronti dei banksters con cui tradizionalmente sia i progressisti sia i comunisti (dirigenti e base) sono in affinità elettiva. Nel marasma generale il suo retrocedere ordinato è sembrato una progressione.
La scelta montiana del centrodestra lo ha invece dissanguato alimentando  il populismo civico, quello tribunizio (compreso il Cinque stelle che ha fatto il pieno trasversale) e quello personalista e potrebbe addirittura segnare il de profundis per tutta la ciurma berlusconiana senza nocchiero.
Ora bisognerà vedere cosa faranno in reazione a questa reazione chiarissima i dirigenti dei partiti nazionali, in particolare quelli del Pdl, il che dipende anche dal grado d’indipendenza o di dipendenza che si attribuisce loro.
Se l’ondata greca, quella francese, quella britannica e quella italiana verranno tenute in conto, lo Sceriffo di Montingham potrebbe essere bruscamente scaricato, lui e i suoi arroganti compari stile Fornero.
Ma quanta indipendenza e quanto coraggio ci sono? Probabilmente molto poco.
Alfano  si è messo subito in riga con imbarazzanti affermazioni di presunto sacrificio sull’altare del dovere confermando l’intenzione di sostenere la banda balzelli anche a costo di far sparire del tutto il centrodestra.
Sicché la linea populista che si delinea caoticamente rischia di essere l’unico dato saliente delle amministrative. Bisogna evitare che sia manipolata da neogappisti costituzionalisti ed operare per una svolta peronista consapevole e condivisa.   Un compito ambizioso ma tutt’altro che proibitivo se non fosse per la scarsa maturità o la piccola consistenza di chi vi ci si dovrebbe cimentare.

Gabriele Adinolfi

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