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Schio, Cioni (FdI) attacca: “Recesso da AVA? Ipotesi irresponsabile. Il servizio pubblico non è un pallone da portarsi via quando si perde la partita”

  S i accende il confronto politico attorno all’ipotesi -circolata negli ultimi giorni - di un possibile recesso del Comune di Schio da AVA , la società pubblica che gestisce impianti e servizi ambientali dell’ Alto Vicentino . A intervenire è il capogruppo di Fratelli d’Italia a Palazzo Garbin , Alex Cioni , che definisce l’eventualità “politicamente grave e senza precedenti”. Secondo Cioni, la questione nasce dopo la netta sconfitta del Comune di Schio nell’assemblea dei soci, che a larga maggioranza ha approvato la fusione tra AVA e Soraris .    A fronte di quella decisione, “pensare di reagire come quel bambino che, non potendo più giocare, si porta via il pallone, è un atteggiamento che fotografa in modo inequivocabile l’inadeguatezza di questa amministrazione e della sua maggioranza” - afferma l’esponente di FdI. “Il futuro del servizio pubblico e di un impianto strategico dell’Alto Vicentino non può essere gestito con scatti emotivi. L’auspicio è che si tratti...

L'Ungheria prova a resistere alle imposizioni dell'Anonima Draghi-Monti
CONTRO LE PRESSIONI MONDIALISTE RESISTE IL GOVERNO UNGHERESE
La Commissione europea e il Fondo monetario internazionale hanno deciso d’interrompere la missione in Ungheria che doveva discutere un nuovo aiuto finanziario al Paese, a causa della “preoccupazione” per l’indipendenza della Banca centrale, minacciata da alcune riforme presentate dal governo di centro-destra del premier Viktor Orban (nella foto). Bruxelles, secondo quanto ha riferito il portavoce del commissario europeo agli Affari economici Olli Rehn, Amadeu Altafaj, ha deciso “in coordinamento stretto con il Fmi, d’interrompere la missione preparatoria”.



È una dura risposta questa alle decisioni prese dal primo ministro magiaro che ha espresso l’intenzione di abrogare di fatto la Magyar Nemzeti Bank, ovvero la Banca centrale per eliminare l’autonomia che gli permette di fare il bello e cattivo tempo, fondendola con l’authority governativa di controllo dei mercati finanziari. In questo modo la Banca centrale magiara finirà sotto il controllo dello Stato e non più dei privati. Dall’altro i progetti di legge della Fidesz, partito di governo con la maggioranza di due terzi dello Orszaghàz, il Parlamento nazionale, per introdurre la nomina politica sistematica dei magistrati. Dopo la riforma della Costituzione in senso nazionalista, dopo la legge-bavaglio contro i media, e dopo la normalizzazione di teatri e mondo della cultura, è un nuovo strappo di Orban. “Alcuni aspetti di tali riforme sollevano gravi interrogativi dal punto di vista del Diritto nell’Unione europea”, ha dichiarato il commissario europea ai Diritti fondamentali, Viviane Reding, in un comunicato ufficiale.
La Commissione europea, ha aggiunto il suo portavoce per le questioni economiche Amadeu Altafaj, è preoccupata dei progetti sul futuro della Banca centrale. Nelle stesse ore, venivano allarmi da Washington, dal Fondo monetario internazionale (Fmi) e dalla Banca centrale europea (Bce). Il Fmi ha sottolineato che “le proposte legislative che porterebbero a una grave erosione dell’indipendenza della Banca centrale ungherese sono per noi motivo di profonda inquietudine”. La Bce da parte sua ha condannato le scelte del governo Orban, sottolineando che l’obiettivo comune europeo della vigilanza sulla stabilità dei prezzi è servito al meglio da una banca centrale indipendente, non da un istituto asservito al potere politico. D’altronde gli eurocrati preferiscono la più ampia autonomia degli istituti di credito affinché questi ultimi possano speculare meglio sui popoli del Vecchio Continente.

Andrea Perrone

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