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Schio, Cioni (FdI) attacca: “Recesso da AVA? Ipotesi irresponsabile. Il servizio pubblico non è un pallone da portarsi via quando si perde la partita”

  S i accende il confronto politico attorno all’ipotesi -circolata negli ultimi giorni - di un possibile recesso del Comune di Schio da AVA , la società pubblica che gestisce impianti e servizi ambientali dell’ Alto Vicentino . A intervenire è il capogruppo di Fratelli d’Italia a Palazzo Garbin , Alex Cioni , che definisce l’eventualità “politicamente grave e senza precedenti”. Secondo Cioni, la questione nasce dopo la netta sconfitta del Comune di Schio nell’assemblea dei soci, che a larga maggioranza ha approvato la fusione tra AVA e Soraris .    A fronte di quella decisione, “pensare di reagire come quel bambino che, non potendo più giocare, si porta via il pallone, è un atteggiamento che fotografa in modo inequivocabile l’inadeguatezza di questa amministrazione e della sua maggioranza” - afferma l’esponente di FdI. “Il futuro del servizio pubblico e di un impianto strategico dell’Alto Vicentino non può essere gestito con scatti emotivi. L’auspicio è che si tratti...

In arrivo il salasso...

 
TASSE SUGLI IMMOBILI: FAMIGLIE E IMPRESE PAGHERANNO IL TRIPLO


Man mano che si approntano i calcoli, invero preoccupanti, della nuova imposta su immobili e rendite fondiarie (Imu), cresce la preoccupazione per le ricadute sui bilanci delle famiglie e su quelli del sistema produttivo. 
Chiamata a sostenere tanto i conti pubblici (10 miliardi la “quota erariale) quanto quelli dei Comuni, quella tassa è il pilastro del decreto Salva Italia, ma allo stesso tempo la sua “cifra fiscale” rischia di funzionare da detonatore di una diffusa protesta verso lo Stato esattore (e cattivo pagatore). 
I risultati degli approfondimenti degli esperti (vi si dedica in particolare Il Sole 24 Ore) sono da brivido soprattutto nelle grandi città, dove il peso fiscale risulta quasi triplicato (raddoppiato se va bene) per i possessori di seconde case, di negozi, di uffici, di immobili delle piccole e medie imprese.
Diciamo subito che l’altra e lucrosa parte del carico fiscale arriverà dalle prime case. Qualcuno si avventura in un raffronto con la vecchia Ici per dirci che c’è chi ci guadagna e chi ci perde. In realtà ci perdono tutti, perché quella tassa era stata abolita nel 2008 dal governo Berlusconi, i proprietari non pagavano da quattro anni per stare a casa propria, ora devono sborsare svariate centinaia di euro che vengono sottratte ai bilanci familiari e ai consumi. Un perdita secca dunque, sbagliato confrontarla con una tassa inesistente.
Per tutto il resto i calcoli presuntivi della stangata fiscale dicono appunto che si pagherà una tassa triplicata o giù di lì. Le cifre stanno in questi esempi: una casa di 100 mq, classe media-popolare, data in affitto a Milano passa da 400 a 1300 euro, a Roma da 700 a 1800 euro, a Torino da 600 a 1500 euro. Ingiustizia delle ingiustizie, la casa vuota non subirà aumenti e quindi il proprietario che affitta sarà per questo punito! Peggio va, comunque, per tutti gli immobili (e i terreni) destinati ad attività produttive, laddove il peso fiscale era già pesante ed ora, triplicando, rischia di ammazzare letteralmente le piccole e medie imprese.
Qualche esempio anche qui: un negozio di 100 mq e classe media passa da 360 a 1.130 euro a Milano, da 100 a 2600 euro a Roma, da 400 a 100 euro a Torino; un ufficio in zona centrale da 3mila a oltre 9mila a Milano, da 4mila a 10mila a Roma, da 3mila a 7500 a Torino. Un capannone industriale di 2mila mq a Milano pagava 20mila euro, ne pagherà 40mila. Dura la botta anche sulle aziende agricole.
Infine, una perla legislativa: il 18 giugno è la data fissata per pagare la prima rata dell’Imu (il conguaglio a dicembre) ma il 30 giugno è la data-limite concessa ai Comuni per decidere l’aliquota, cioè il principale moltiplicatore dal quale dipende l’importo. Insomma, paghi l’acconto ma non sai su quanto. Versamento al buio, più semplificazione di così…

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