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Schio, Cioni (FdI) attacca: “Recesso da AVA? Ipotesi irresponsabile. Il servizio pubblico non è un pallone da portarsi via quando si perde la partita”

  S i accende il confronto politico attorno all’ipotesi -circolata negli ultimi giorni - di un possibile recesso del Comune di Schio da AVA , la società pubblica che gestisce impianti e servizi ambientali dell’ Alto Vicentino . A intervenire è il capogruppo di Fratelli d’Italia a Palazzo Garbin , Alex Cioni , che definisce l’eventualità “politicamente grave e senza precedenti”. Secondo Cioni, la questione nasce dopo la netta sconfitta del Comune di Schio nell’assemblea dei soci, che a larga maggioranza ha approvato la fusione tra AVA e Soraris .    A fronte di quella decisione, “pensare di reagire come quel bambino che, non potendo più giocare, si porta via il pallone, è un atteggiamento che fotografa in modo inequivocabile l’inadeguatezza di questa amministrazione e della sua maggioranza” - afferma l’esponente di FdI. “Il futuro del servizio pubblico e di un impianto strategico dell’Alto Vicentino non può essere gestito con scatti emotivi. L’auspicio è che si tratti...

2012, è recessione economica

 
IL GOVERNO VUOLE DISCUTERE DEL SESSO DEGLI ANGELI. INTANTO SIAMO IN RECESSIONE!

Ora c’è anche l’ufficialità dell’Istat e della statistica a dirci che l’Italia è in recessione, a tutti gli effetti: nel quarto trimestre 2011 il prodotto interno lordo è calato dello 0,4% su base annua e dello 0,7% rispetto a quello precedente, che pure aveva segnato un ribasso. La regola è che due trimestri consecutivi in calo significano recessione tecnica. Sono dati che mettono una seria ipoteca sulla dinamica del prodotto interno lordo, il cui calo acquisito per l’intero 2012 è già da ora pari allo 0,5%.
E’ urgente a questo punto segnare il passaggio dal governo delle tasse a quello della crescita, dai provvedimenti “lacrime a sangue” alla fase di sostegno agli investimenti e al recupero della produttività. Si può e si deve fare subito, senza crescita non c’è futuro e l’imperativo è salvare migliaia di imprese industriali e commerciali ormai al collasso.
Purtroppo le notizie dal fronte industriale sono portatrici di pessimi presagi anche per questo primo trimestre del 2012, con una caduta tendenziale della produzione in gennaio del 5% e una probabile ulteriore discesa in febbraio, quando in sovrappiù l’economia è stata paralizzata a lungo dal gelo e dalla neve.
La crisi attanaglia soprattutto il settore manifatturiero, dove spicca la caduta di quei settori che producono beni durevoli, il cui acquisto può essere rimandato a tempi migliori: il problema è che si tratta proprio di quei settori a più alta intensità occupazionale, come l’auto, nella cui filiera sono a rischio 200mila posti di lavoro, per lo più nelle piccole e medie imprese.
La gravità della situazione impone dunque decisioni rapide da parte del governo in direzione della crescita e del sostegno all’economia. Per quanto riguarda le famiglie, i consumi interni sono al lumicino e non potrebbe essere altrimenti, vista la grandinata di tasse in arrivo, a partire da quelle sulla casa e dalle addizionali regionali e comunali, con incrementi medi fino al 150%. Delle aziende si salvano solo quelle votate all’export. La grande maggioranza si muove con difficoltà: colpita da nuove tasse, stretta tra un sistema creditizio sempre più avaro e uno Stato cattivo pagatore ma esigente creditore. “Inasprimenti fiscali e riduzione di investimenti e servizi danno ottimi risultati di finanza pubblica, anche rapidamente, ma altrettanto rapidamente riducono l’area produttiva del sistema”: così Gian Maria Gros-Pietro, sul Sole 24 Ore, disegna il momento della politica in questo frangente.
In sintesi, troppe tasse gonfiano le finanze pubbliche a breve, ma se il mondo della produzione si ferma non si va da nessuna parte. Come dire: l’operazione è riuscita, il paziente è morto. Bell’affare.

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