Il terremoto non pieghi l'economia emiliana

TERREMOTO: NOI PER LA ZONA "NO TAX AREA"
E', forse, il momento più difficile per i terremotati dell'Emilia-Romagna come confermano i fischi rivolti ieri al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in visita nei luoghi del sisma.
Superato lo choc dell'allarme rosso, incassata la solidarietà del resto d'Italia, ecco il dramma della ricostruzione: in che modo la macchina riproduttiva potrà ripartire? 
Ci vorrebbe lo stesso entusiasmo che si respirava, da queste parti, negli anni del dopoguerra: la medesima voglia di ricominciare da zero.
Purtroppo, non è così: se si visitano i paesi distrutti dal terremoto, si avverte un senso d'incertezza e di pessimismo profondo.  Molti imprenditori si chiedono: chi ce lo fa fare? 
Che senso ha rimboccarsi le maniche quando è molto più facile e conveniente trasferire la propria fabbrica all'estero?
Ecco perché, al di là dalle misure già varate dal governo Monti, il Pdl si sta facendo parte attiva – anche con gli interventi del vicepresidente della Commissione Ue, Antonio Tajani e con l'attivismo degli ex ministri per i rapporti  europei, Andrea Ronchi e Annamaria Bernini -  per venire incontro alle istanze dell'industria emiliana.
Tra le varie proposte in campo, quella appena rilanciata dal Pdl di creare una “no tax area” di almeno due anni nelle zone più colpite dal sisma per tutti coloro che vogliano ripartire esattamente da dove erano: in tal modo, non ci sarà la tentazione di delocalizzare in altri Paesi dell'Europa. L'importante, comunque, è non perdere tempo: se ne è già perso fin troppo.

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