FACCE DA TOLLA! PRODI DA LOTTIZZATORE A PREDICATORE
"La spinta al suicidio di questo partito non ha
limiti".
Il professor Romano Prodi è all'estero ma ha seguito la polemica
per le nomine delle Authority e il suo è un commento sferzante, riferito al Pd
ed a tutti coloro che comunque "hanno avallato queste decisioni".
Diciamolo con franchezza: in tempi di Professori e
di grillismo si può sopportare di tutto, ma un ex presidente dell'Iri
democristiana che fa la predica contro le lottizzazioni è francamente troppo.
Nei primi sette anni, infatti, all’Iri Prodi fece 170 nomine in società
controllate. Di queste, 93 manager con tessera democristiana, 78 dei quali
legati a doppio filo a De Mita. Allora comandava il pentapartito, e dunque 23
manager furono rigorosamente con tessera socialista, 20 equamente divisi fra i
partiti laici minori (Pli, Pri e Psdi).
Non solo: nell'Iri di Prodi furono accesi immensi
mutui a carico dello Stato, pompando nelle casse dell'Iri finanza pubblica come
mai si era visto prima e come mai più si sarebbe visto dopo. Tra il 1980 e l'85
lo Stato aumentò il fondo di dotazione dell' Istituto di ben 33 mila miliardi
di lire, a una media di 5.500 miliardi all' anno.
E veniamo al Prodi presidente
del consiglio: durante la sua ultima apparizione a Palazzo Chigi, tra il 2006 e
il 2008, il Professore tentò in tutti i modi di tenere in piedi la sua
pericolante baracca politica ripescando manager dei bei tempi andati e
addirittura vecchi amici di scuola, piazzandoli tra una poltrona e l'altra. In
quei due anni, la macchina dello spoil system funzionò come la ghigliottina al
tempo di Robespierre.
E ogni nomina fu accuratamente selezionata con un metodo
talmente scientifico da far impallidire l'ideatore del manuale Cencelli.
Qualche esempio? Alle attività portuali, di
competenza del Ministero dei Trasporti, la presidenza andò al Pdci; all'Anas,
di competenza del Ministero delle Infrastrutture, furono piazzati due manager
ex Iri e due iscritti all’Italia dei valori; alla presidenza Consob, di
competenza del presidente del consiglio, un economista bolognese vicino al
Professore; a Cinecittà un personaggio vicino a Rutelli; all'Agenzia delle
entrate, un amico di Visco. Per non parlare della Rai.
Insomma, Prodi può pontificare su tutto, ma eviti di
fare prediche sulle nomine e sui lottizzati, perché i partiti di oggi sono dei
dilettanti rispetto ai tempi suoi.
Il Mattinale