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Schio, Cioni (FdI) attacca: “Recesso da AVA? Ipotesi irresponsabile. Il servizio pubblico non è un pallone da portarsi via quando si perde la partita”

  S i accende il confronto politico attorno all’ipotesi -circolata negli ultimi giorni - di un possibile recesso del Comune di Schio da AVA , la società pubblica che gestisce impianti e servizi ambientali dell’ Alto Vicentino . A intervenire è il capogruppo di Fratelli d’Italia a Palazzo Garbin , Alex Cioni , che definisce l’eventualità “politicamente grave e senza precedenti”. Secondo Cioni, la questione nasce dopo la netta sconfitta del Comune di Schio nell’assemblea dei soci, che a larga maggioranza ha approvato la fusione tra AVA e Soraris .    A fronte di quella decisione, “pensare di reagire come quel bambino che, non potendo più giocare, si porta via il pallone, è un atteggiamento che fotografa in modo inequivocabile l’inadeguatezza di questa amministrazione e della sua maggioranza” - afferma l’esponente di FdI. “Il futuro del servizio pubblico e di un impianto strategico dell’Alto Vicentino non può essere gestito con scatti emotivi. L’auspicio è che si tratti...

Il bue che da del cornuto all'asino

 
FACCE DA TOLLA! PRODI DA LOTTIZZATORE A PREDICATORE
"La spinta al suicidio di questo partito non ha limiti". 
Il professor Romano Prodi è all'estero ma ha seguito la polemica per le nomine delle Authority e il suo è un commento sferzante, riferito al Pd ed a tutti coloro che comunque "hanno avallato queste decisioni".
Diciamolo con franchezza: in tempi di Professori e di grillismo si può sopportare di tutto, ma un ex presidente dell'Iri democristiana che fa la predica contro le lottizzazioni è francamente troppo. 
Nei primi sette anni, infatti, all’Iri Prodi fece 170 nomine in società controllate. Di queste, 93 manager con tessera democristiana, 78 dei quali legati a doppio filo a De Mita. Allora comandava il pentapartito, e dunque 23 manager furono rigorosamente con tessera socialista, 20 equamente divisi fra i partiti laici minori (Pli, Pri e Psdi). 
Non solo: nell'Iri di Prodi furono accesi immensi mutui a carico dello Stato, pompando nelle casse dell'Iri finanza pubblica come mai si era visto prima e come mai più si sarebbe visto dopo. Tra il 1980 e l'85 lo Stato aumentò il fondo di dotazione dell' Istituto di ben 33 mila miliardi di lire, a una media di 5.500 miliardi all' anno. 
E veniamo al Prodi presidente del consiglio: durante la sua ultima apparizione a Palazzo Chigi, tra il 2006 e il 2008, il Professore tentò in tutti i modi di tenere in piedi la sua pericolante baracca politica ripescando manager dei bei tempi andati e addirittura vecchi amici di scuola, piazzandoli tra una poltrona e l'altra. In quei due anni, la macchina dello spoil system funzionò come la ghigliottina al tempo di Robespierre. 
E ogni nomina fu accuratamente selezionata con un metodo talmente scientifico da far impallidire l'ideatore del manuale Cencelli.
Qualche esempio? Alle attività portuali, di competenza del Ministero dei Trasporti, la presidenza andò al Pdci; all'Anas, di competenza del Ministero delle Infrastrutture, furono piazzati due manager ex Iri e due iscritti all’Italia dei valori; alla presidenza Consob, di competenza del presidente del consiglio, un economista bolognese vicino al Professore; a Cinecittà un personaggio vicino a Rutelli; all'Agenzia delle entrate, un amico di Visco. Per non parlare della Rai.
Insomma, Prodi può pontificare su tutto, ma eviti di fare prediche sulle nomine e sui lottizzati, perché i partiti di oggi sono dei dilettanti rispetto ai tempi suoi.

Il Mattinale

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