ANALISI/ LA PROVOCAZIONE DI BERLUSCONI E IL RUOLO DEI PROFESSORI
Il presidente Berlusconi ha cercato di mettere sul
tavolo il problema forse usando un paradosso, ma nel palazzo dell’Unione
Europea di Bruxelles non nascondono la verità: l’euro rischia la fine, come
hanno detto ufficialmente anche ieri fonti bene informate. Molto dipenderà dal
voto in Grecia del 17 giugno, ma dipenderà, ancor più, dalla soluzione che
verrà adottata per aiutare l’altro grande ammalato, la Spagna.
Lo scenario è cambiato: fino a poco tempo fa
l’epicentro della crisi era nei debiti pubblici, nei cosiddetti titoli sovrani
degli Stati, ora è nelle banche.
E qui sta il guaio: il Fondo di stabilità
europeo può finanziare gli Stati nazionali ma non i privati. Alla banca
spagnola Bankia mancano 15 miliardi di euro, un enorme buco da coprire con un
aumento di capitale, ma il governo di Madrid non è in grado di finanziare
l’aumento stesso perché dovrebbe emettere ulteriori titoli del debito pubblico
in misura così robusta da superare l’1% del Pil, il prodotto interno lordo.
L’istituto di credito iberico rischia, così, di
fallire con effetti negativi a catena. Già ci sono fughe di depositi dalle
banche spagnole dopo quelle registrate in misura maggiore nelle banche greche.
Non è senza significato che le Borse siano in picchiata, che gli “spread” tra i
titoli di Stato europei e quelli tedeschi siano in aumento, che le grandi
multinazionali stiano fuggendo dall’euro, che sia addirittura comparso sui
monitor dell’agenzia internazionale Bloomberg il codice della dracma greca.
Segnali devastanti che si aggiungono a un quadro fortemente depressivo
dell’eurozona.
Ci vorrebbe una forte e precisa scelta politica
dell’Europa per convincere i mercati che i vertici di Bruxelles sono pronti a
dare battaglia per difendere la moneta comune. Il presidente della Banca
centrale europea, Mario Draghi, ha fatto intendere che aprirà ancora i cordoni
della borsa con un tacito consenso tedesco. Ma una manovra del genere non
basta, c’è bisogno di molto di più: occorre riformare l’azione politica
dell’Europa.
Ed è qui che il governo italiano dei tecnici dovrebbe giocare la
partita più importante perché il sistema Europa non può sopportare
contemporaneamente l’uscita della Grecia e il default, eventuale ma ancora
evitabile, della Spagna: si scatenerebbe il panico su tutti i mercati
finanziari globali.
Ecco perché tutti chiedono al governo dei tecnici di
andare al sodo e fare breccia sulla posizione intransigente del Cancelliere
Merkel: la depressione economica dell’Europa meridionale sta colpendo anche la
Germania Federale che non può più sopravvivere nel proprio splendido
isolamento, con tutti i dati positivi sulla produzione e sull’occupazione, e
continuare ad esportare allegramente in Paesi della stessa area dell’euro che
proprio per colpa di quegli indici stanno ormai per morire di soffocamento.
Il Mattinale