Zone industriali sempre più deserte


INDUSTRIA, ORA E' ALLARME ROSSO

E’ allarme rosso per l’industria italiana. Il dato Istat sugli ordinativi nel mese di aprile fa segnare un -12,3% rispetto ad un anno fa. 
E’ ben più preoccupante di quel -9,2% riferito alla produzione, reso noto a maggio e fotografia statica di un calo acquisito e previsto, anche se non in questa ampiezza, tale da confermare la pesantezza di una recessione che ci mette in coda all’Euroclub, addirittura dietro alla Spagna e al Portogallo.
Il crollo del portafoglio ordini ci proietta invece nel domani, ci dice che c’è meno fieno in cascina per il futuro, che la domanda di prodotti italiani langue e si affievolisce, che la produzione anche in queste ore sta segnando il passo, che non soltanto i consumi interni hanno il freno tirato (tasse, tasse, tasse) ma che anche l’export - finora unico motivo di soddisfazione - ha il fiato corto.
Il fatturato di aprile indica un -4,1%, dato che è il combinato disposto di un calo del 7% del mercato interno e di un ormai esiguo +2,6% di quello estero. Quest’ultimo certo addebitabile anche alla guerra dei prezzi e alla rinuncia da parte degli imprenditori a margini di redditività sui prodotti pur di mantenere i clienti acquisiti o di conquistare nuovi mercati, ma comunque indice di maggiore difficoltà competitiva della nostra industria. Che in Europa è quella che paga più tasse in assoluto e ancor di più ora che l’Imu si abbatte, pesante come una tagliola, sugli utili delle imprese.

Il portafoglio ordini, con ricadute pesanti sull’occupazione, è dunque la cartina di tornasole di quello che ci aspetta se il governo non si affretta a dare benzina alla crescita. 
E purtroppo le risorse per comprarla sono ridotte al lumicino, se è vero come è vero che 79 degli 80 miliardi delle misure messe in campo dal governo sono soltanto sulla carta. E non è carta moneta. 
Il Matrtinale del 22 giungo

Commenti