L'IMU, IL SALASSO DI FINE ANNO
L'ultimo
allarme viene dalla Cisl: l'Imu sarà il vero
salasso di fine anno, e probabilmente
bloccherà quella ripresa dei consumi di cui la nostra economia ha
bisogno come l'aria per ripartire a sua volta. I motivi sono molti:
dalla sperequazione tra quanto si paga tra piccoli centri e grandi
città (a Roma la tassa è del 54 per cento più salata della media
nazionale), all'incertezza sul conguaglio di dicembre.
L'acconto,
in una o due rate (la seconda a settembre) è infatti basato
sull'aliquota base nazionale stabilita dal governo. Ma il saldo
incorporerà sia le maggiorazioni comunali sia l'eventuale ritocco
che l'esecutivo si è riservato si applicare in base al gettito
tributario. Le aggiunte dei comuni potranno toccare il 6 per mille
sulle prime abitazioni (rispetto al 4 del governo) e addirittura il
10,6 per mille sulle seconde case, rispetto al 7,6 governativo.
Mentre in situazioni particolari, come le case affittate con
contratto regolarmente dichiarato al fisco che avrebbero dovuto
beneficiare della cedolare al 20 per cento decisa dal nostro governo,
al danno si aggiunge la beffa: nessun beneficio per aver fatto il
proprio dovere. Anzi, chi ha registrato il contratto pagherà più di
chi tiene la casa sfitta oppure la affitta in nero.
Se a tutto
questo si aggiunge la rivalutazione della base imponibile decisa dal
governo Monti - che è di ben il 60 per cento, oltre al cinque di
rivalutazione automatica - ecco il salasso di fine anno.
Facciamo
qualche esempio: l'acconto di giugno è stato pagato, come detto in
base all'aliquota base per le prime case del 4 per mille e del 7,6
per le seconde abitazioni. Basta però che un comune applichi
l'aliquota del 5 per mille per far lievitare il conguaglio di
dicembre del 25 per cento. Se poi sfrutta fino in fondo il 6 per
mille, il rincaro è del 50 per cento.
Quanto alle
seconde abitazioni, la possibilità di allargarsi al10,6 per mille,
combinata con il mancato beneficio sugli immobili affittati, può
portare ad un tributo stellare. Ma non finisce qui. Il governo si è
infatti riservato di decidere se ritoccare a sua volta l'aliquota, in
base al gettito ottenuto. Come già per l'Iva, dobbiamo quindi stare
fino all'ultimo con il fiato sospeso per sapere quanto pagheremo. E'
una situazione di intollerabile incertezza fiscale che a sua volta
determina l'incertezza economica: l'esatto contrario di quanto ci
vuole per far ripartire l'economia.
Eppure
tutti, dalla Confindustria alla Bce, dalla Banca d'Italia al Fondo
monetario, chiedono all'Italia di ridurre le tasse (ormai al 55 dei
redditi effettivi) tagliando le spese. Solo la sinistra ha come primo
punto del programma di governo una robusta patrimoniale sulle case e
sui risparmi. Ricordiamo che nel 2008 il primo atto del nostro
governo fu l'abolizione dell'Ici sulla prima casa. Mario Monti, alle
Camere, la definì "una anomalia" in Europa. E' invece
normale il livello di tasse al quale, grazie anche al suo governo, è
arrivata l'Italia, a partire dai contribuenti onesti?
Il Mattinale del 30 luglio