Produrre occupazione con uno shock economico
COME AFFRONTARE LA CRISI: NEW DEAL, ALTRO CHE JOBS ACT
Al di là dei contenuti scarsi, il Jobs Act di Renzi ha avuto un merito: aprire la discussione sul tema del lavoro.
Tuttavia, ricordiamo che il lavoro è una
derivata, che dipende, cioè, dalla crescita economica.
Se, poi, le regole del
lavoro sono efficienti, flessibili, meritocratiche e trasparenti un punto di
crescita economica in più porta con sé la creazione di nuovi posti di lavoro,
mentre se le regole del mercato del lavoro sono rigide, desuete e inefficienti,
ci vuole molta crescita per produrre occupazione (è il concetto di “elasticità”
del lavoro rispetto alla crescita).
In momenti storici di crisi
grave come quella attuale, pertanto, non basta rivedere le regole del mercato
del lavoro. Serve uno shock economico.
Serve uno shock perché la nostra economia e il nostro tessuto sociale hanno
subito una guerra. Cinque-sei anni di guerra finanziaria-speculativa che
abbiamo perso. E adesso servono medicine, medicine forti: rooseveltiane,
keynesiane, neokeynesiane. New deal, altro che Job Act.
In momenti come questo le
regole vanno spezzate, vanno rotte. Dopo la grave crisi del 1929 Roosevelt fece
proprio questo: cambiò le regole. Ebbe il mondo contro, ma andò avanti lo
stesso.
Dopo anni la Corte suprema degli Stati Uniti diede ragione a chi aveva
fatto ricorso contro l’interferenza del governo federale su materia di
competenza dei governi dei singoli Stati federati, ma intanto, il keynesismo di
fatto (i lavori) erano stati fatti e lo shock c’era stato.
I nostri governanti
dovrebbero riflettere su questo punto. E prendere esempio.
Il Mattinale
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