Le regioni vanno riformate partendo dall'abolizione del titolo V della Costituzione


REGIONI, QUELLA RIFORMA SUL FALSO FEDERALISMO
Giuliano Amato, Presidente del Consiglio all'epoca della riforma
Solo oggi gli italiani possono rendersi compiutamente conto dei disastri provocati dalla fallimentare riforma del Titolo V della Costituzione voluta e attuata nel 2001 dal centrosinistra quando la legislatura stava per finire. 
Fu un blitz senza senso, che diede un colpo letale alla stessa integrità dello Stato e che ha portato a una conflittualità permanente tra governo nazionale e autonomie locali, cosa che ha riempito la Consulta di ricorsi tanto da farla diventare quasi la terza Camera.
L'idea federalista che è stata il mantra della Lega Nord ha nutrito la speranza dei cittadini che un potere vicino e radicato sul territorio avrebbe consentito possibilità più incisive di controllo e maggiore efficienza. 
Ma quello votato dal centrosinistra è un federalismo basato su presupposti errati e - fermo restando che i ladri sono ladri in tutti i sistemi - ha favorito la degenerazione del potere decentrato.
La riforma del Titolo V ha, di fatto, introdotto un mostro legislativo che ha portato alla cancellazione di ogni controllo da parte dello Stato su entità amministrative che non rispondono più a nessuno sulla correttezza del loro operato. 
Fino dal 1970, ossia dal momento della loro nascita, le Regioni si sono rivelate centri di spesa voraci e clientelari (basti pensare al sistema di potere instaurato nel quadrilatero rosso Emilia-Toscana-Umbria-Marche), ma, invece di correggere questi vizi d'origine, il centrosinistra nel 2001 ha spianato la strada a nuovi abusi. 
Quella riforma ha infatti equiparato lo Stato a ogni altro ente territoriale". 
È stato varato un ordinamento, insomma, che ha tolto allo Stato tutte le sue competenze, tranne quelle primarie assegnandone moltissime, in modo illimitato, alle Regioni e stabilendo per tante altre la "competenza concorrente".
Tanto per fare un esempio: lo Stato non può più definire una sua politica energetica nazionale perché prima deve consultarsi con le Regioni. Per non parlare della Sanità, gestita esclusivamente a livello locale. Come rimediare? Abolendo subito, nella prossima legislatura, la riforma del Titolo V e ipotizzando un superamento delle Regioni, a partire da quelle a statuto speciale che lo Stato finanzia senza che ci sia nessun controllo e nessun ritorno.

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