Tra terroristi islamici e immigrazionisti corre buon sangue


MISTER TAMBURINO NON HA VOGLIA DI SCHERZARE
di Gabriele Adinolfi



La situazione in cui versiamo è insostenibile. Certamente tutto questo non solo era prevedibile ma era previsto tanto che, nessuno s'illuda, non è sfuggito di mano a chi governa realmente; probabilmente nemmeno alle loro marionette, da Renzi a Valls a Michel.

Ma la guerra che si combatte sulla nostra pelle - e su quella degli iracheni, dei siriani, dei turchi - impazza e non si fermerà. Men che meno ora che si nota in maniera palese che alcuni centri (Londra e Parigi?) sembrano voler accompagnare lo stragismo mondialista e jhadista e altri (Berlino?) s'oppongono: questo contrasto alimenterà la spirale da un lato ma dall'altro consentirà anche qualche risultato.
La posta in gioco è altissima ma sembra che quasi nessuno l'abbia individuata o abbia avuto il coraggio di dirlo.
Ma oggi non intendo parlare di quello, non della posta in gioco, non delle centrali mondialiste del terrore e dell'orrore, non delle complicità operative, bensì dell'inconsistenza delle reazioni comuni, che oscillano tra una "maggior integrazione" e una "guerra all'Islam". Cazzate!
Chi sostiene che le ondate migratorie alimentano il terrorismo ha ragione soprattutto su tempi medi, anche se le invasioni di massa hanno soprattutto un obiettivo s-radicante e de-identitario che colpisce in profondità.
Chi invece viene a dirci, come Renzi e Alfano, che quasi tutti i terroristi sono cittadini europei, nati e cresciuti nelle nostre città, è un ipocrita che si fa scudo leguleio delle forme.
In realtà si tratta sempre di arabi, percepiti da tutti come tali e fieri essi stessi di esserlo.
Se nell'integrazione esistenziale in un'Europa decadente, in risposta essi hanno cercato identità nel loro passato e nel loro dna, non dobbiamo stupircene, dobbiamo trarne una salutare lezione.
Il problema, il fondo del problema, è l'utopismo illuminista che immagina società unificate sulla lingua e sulla democrazia, società che nella realtà esprimono ghetti di odio, come ha ampiamente dimostrato in tutte le sue espressioni, a cominciare dal Modello americano.
Basta quindi Ius Soli e subito uno Ius Sanguinis rigidamente regolamentato!
Se esiste coscienza della propria identità si fa Nazione e, con le armonie, Impero. Altrmenti non si produce altro che un insieme di sbandati nevrastenici che si riempie la bocca di slogan eccitati e rassicuranti e sogna di essere protetto dalla polizia del Grande Fratello benché sappia chiaramente che è quella stessa che innesca le bombe.
Definire, come in fondo fanno in silenzio proprio tutti, e soprattutto gli ipocriti che strillano slogan egalitari, che quello è normanno, quell'altro è slavo e quell'altro è arabo, non è questione ideologica o normativa, è normalissimo buon senso e adesione al reale. Constatare poi che uno è arabo non significa che egli sia obbligatoriamente nemico del normanno (la storia ce l'insegna) né che debba essere nutrito da fanatismo jhadista. 
Lo è perché abbiamo costruito noi - o meglio l'oligarchia di gangsters che domina il mondo da sessantuno anni - una realtà impossibile che attacca e mina tutte le identità e offre in cambio la schiavitù della pecora o la follia della pecora pazza.
Non usciremo da quest'inferno pazzesco utilizzando gli schemi mentali di quest'inferno pazzesco.
Ovviamente questo non vuol dire che, stabilite le nostre responsabilità di fondo, si debba "provare comprensione" per gi jihadisti tra di noi. Bisogna combatterli senza quartiere e con maggior decisione di quella che essi hanno mostrato finora. Ma non perdiamoci in minchiate sul pericolo che proviene dai Minareti o sulle forme d'integrazione possibile. Basta Ius Soli e subito uno Ius Sanguinis rigidamente regolamentato!
E l'Europa più il mondo arabo social-nazionale ne usciranno vincenti.

Commenti