Tasse e sacrifici per gli italiani mentre il sistema finanziario e bancario ingrassa


UN ANNO DI GOVERNO MONTI, PREMIATE LE BANCHE A DANNO DEI RISPARMIATORI
Meno risorse alle imprese e alle famiglie, più soldi alla finanza. 
Nell’ultimo anno la massa dei prestiti erogati dalle banche è rimasto lo stesso, ma il denaro ha imboccato la strada più facile e meno rischiosa, quella meno produttiva per il Paese ma più produttiva per i conti degli istituti di credito. 
Tant’è vero che solo pochi giorni fa le due maggiori banche, Intesa San Paolo e Unicredit, potevano brindare a ricchi risultati dei conti trimestrali e promettere altrettante ricche cedole per i suoi azionisti, in particolare le Fondazioni che le controllano. Cedole anche in crescita rispetto al 2011.
E se questo (più soldi ai banchieri, meno soldi ai risparmiatori) avviene nel pieno di una delle più devastanti strette del credito che l’imprenditoria italiana ricordi, occorre interrogarsi tanto sul ruolo poco incisivo del nostro sistema bancario e dei nostri banchieri in direzione del sostegno alla crescita quanto e ancora di più sulle timide strategie di questo governo dei tecnici e i suoi rapporti (o intrecci?) con il mondo del credito.
Primo dato. Secondo le analisi della Cgia, su 2.395 miliardi complessivi, i prestiti erogati alle imprese in un anno sono diminuiti del 4,1% (- 42 miliardi), quelli verso le istituzioni finanziarie (società di intermediazione mobiliare, fiduciarie di gestione, Sicav e via dicendo) sono cresciuti del 20,5%, quelli verso le amministrazioni pubbliche del 4,7%. Sintesi: meno soldi verso il mondo produttivo, più soldi a copertura dei rischi, in definitiva una spinta alla finanziarizzazione dell’economia.
Secondo punto. La crescita di fatturato e profitti, in piena crisi, delle maggiori banche è il risultato di analoga filosofia: i guadagni vengono dal trading sui Btp e sui bond. In particolare le banche hanno utilizzato il finanziamento della Bce al tasso dello 0,75% per acquistare Btp con rendimenti del 5%, lucrando sulla forte differenza e in più operando sulla compravendita dei propri titoli. Più banche di investimento che banche di credito, più finanza e meno rischi.
Una deriva pericolosa e poco virtuosa, che porta dividendi (ai soliti noti) ma nulla al paese.  

Il Mattinale del 16.11.12

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