Sondaggio. A due mesi dal voto Fratelli d'Italia rischia grosso

UN PARTITO CHE POTEVA ESSERE LA CASA COMUNE DI UN POPOLO INTERO CON UNA COMUNE RADICE, RISCHIA DI ESSERE PRIGIONIERO DELL'ASSENZA DI DIBATTITO E DEI CAPIBASTONE LOCALI    di Alex CIONI

Gli ultimi sondaggi certificano la costante crescita della Lega e in particolare la figura di Matteo Salvini, mentre nel centro destra Forza Italia perde ancora consenso a vantaggio della Lega. Allo stesso modo indietreggia anche Fratelli d'Italia, ma a differenza dei forzisti il partito di Giorgia Meloni sta ancora messo peggio, in quanto la forchetta che li separa dalla soglia di sbarramento del 3% è sempre in agguato. Insomma, il margine per passare dalle stelle alle stalle è molto breve se si dovesse tornare a votare tra pochi mesi.
Scrivo questo, dopo aver sentito discorsi (anche qui in Veneto) eccessivamente autocelebrativi per un risultato elettorale considerato positivo. 

Non nascondo di fare fatica a ritrovarmi in enunciazioni che ho ritenuto sin da subito poco lucide, sopratutto quando esposte in contesti nei quali non v'era di certo bisogno di fare della spicciola propaganda.

Il dato oggettivamente incontestabile è evidente: in una stagione così vantaggiosa e favorevole, come mai c'è stata negli ultimi vent'anni per un movimento di Destra come Fratelli d'Italia, il 4% non lo si può considerare un successo, e non lo puo essere basandosi sulla conquista di una cinquantina di parlamentari, quando nelle zone dove la Lega è (era) praticamente assente (Lazio e sud) è riuscita quasi ovunque a doppiare se non a triplicare i voti di FdI. 
Questo vuol dire che i milioni di elettori che si rivolgevano ad An, sono finiti direttamente a Salvini e alla Lega. Basterebbe questo dato insindacabile per finirla con la retorica da osteria per iniziare finalmente una necessaria quanto rigenerante fase di analisi e di dibattito interno.
Se fossi un dirigente di Fratelli d'Italia, visto che la base e gli iscritti, quand'anche ci siano, non vengono coinvolti nelle dinamiche interne, non mi crogiolerei sugli allori per qualche deputato e senatore in più, o per qualche consigliere regionale che ha cambiato casacca; bensì, penserei seriamente al da farsi per comprendere la ragione di un parziale insuccesso che alle prossime elezioni europee rischia di concretizzarsi in un insuccesso tutto tondo.
Di certo non è un problema di lederschip nazionale: Giorgia piace molto di più del consenso che il partito riesce ad attrarre. Perciò dove sta il problema? Nell'assenza del partito nei territori? Nelle nomine calate dall'alto che hanno contribuito ad allontanare ulteriormente un mondo giù esausto dopo l'infausta esperienza finiana? Nell'assenza di dibattito interno, di confronto e di condivisione nelle cose da fare? Nella nascita in alcune realtà locali di "cerchi magici" o familiari?
Chiudo sommessamente ricordando che i fondatori di FdI sono gli stessi che hanno abbandonato il Pdl sbattendo la porta proprio per il contrasto nel quale si sono trovati a causa delle scelte verticistiche del "cerchio magico" berlusconiano e per l'assenza di un dibattito interno che interessasse, non solo i quadri nazionali, ma anche quelli intermedi e locali. Ecco, oggi il partito della Meloni sta rischiando di scivolare nel baratro per le stesse ragioni per il quale implose il Pdl. Fermatevi, finchè siete in tempo.

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