LA CITTADINANZA ITALIANA NON PUO' ESSERE FIGLIA DI UN SEMPLICE AUTOMATISMO
Quando
il cittadino accetta che chiunque gli capiti in casa, da qualunque parte venga,
possa acquisirvi gli stessi diritti di chi l’ha costruita e c’è nato; quando i
capi tollerano tutto questo per guadagnare voti e consensi in nome di una
libertà che divora e corrompe ogni regola ed ordine: così muore la democrazia,
per abuso di se stessa e, prima che nel sangue, nel ridicolo. (Platone)
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Cecile Kyenge, la ministra all'Integrazione |
Ciclicamente torna in voga il dibattito relativo alla
cittadinanza ai figli degli stranieri nati in Italia e come sempre il tema non
viene affrontato sulla base delle reali esigenze dei cittadini stranieri ma
secondo inclinazioni ideologiche che poco hanno a che vedere con gli autentici
bisogni degli stessi immigrati.
In effetti, siamo al cospetto di un falso
problema, perché gli immigrati che lavorano nel nostro Paese godono delle
medesime tutele sociali e dei medesimi
diritti civili di un cittadino indigeno.
Per quanto riguarda i diritti politici
le normative europee consentono ai cittadini stranieri-comunitari residenti in
Italia di votare alle elezioni comunali e alle elezioni europee.
Detto questo, a mio avviso è sacrosanto ribadire il concetto
che il diritto di cittadinanza è una questione congiunta all’identità
intrinseca nei costumi e nelle tradizioni di un popolo.
Chi non comprende
questa riflessione elementare è come se sostenesse che la cittadinanza di un
Paese africano, piuttosto che del sud-est asiatico, ha meno valore di quella
italiana. Bisogna dire che la sinistra ha proprio uno strano modo di rispettare le
specificità e le identità dei popoli. Ma tant’è!
Per piddini e compagni la concessione della
cittadinanza
attraverso il principio dello “ius soli” è una questione di civiltà,
anche se le vere motivazioni temo siano molto più ciniche e speculari di
quanto facciano
credere.
Tuttavia con gli arcinoti problemi che l’Italia e la sua classe
politica si trovano a dover affrontare, credo siano altre le priorità da
affrontare; e poi bisogna smetterla con la caccia
alle streghe per chi la pensa diversamente, perché non esiste nessuna
discriminazione nel pretendere che l’ottenimento della cittadinanza sia il
compimento di un articolato percorso di
integrazione e di adesione ai valori della Repubblica italiana e non un
automatismo connesso alla nascita.
Alex Cioni