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Schio, Cioni (FdI) attacca: “Recesso da AVA? Ipotesi irresponsabile. Il servizio pubblico non è un pallone da portarsi via quando si perde la partita”

  S i accende il confronto politico attorno all’ipotesi -circolata negli ultimi giorni - di un possibile recesso del Comune di Schio da AVA , la società pubblica che gestisce impianti e servizi ambientali dell’ Alto Vicentino . A intervenire è il capogruppo di Fratelli d’Italia a Palazzo Garbin , Alex Cioni , che definisce l’eventualità “politicamente grave e senza precedenti”. Secondo Cioni, la questione nasce dopo la netta sconfitta del Comune di Schio nell’assemblea dei soci, che a larga maggioranza ha approvato la fusione tra AVA e Soraris .    A fronte di quella decisione, “pensare di reagire come quel bambino che, non potendo più giocare, si porta via il pallone, è un atteggiamento che fotografa in modo inequivocabile l’inadeguatezza di questa amministrazione e della sua maggioranza” - afferma l’esponente di FdI. “Il futuro del servizio pubblico e di un impianto strategico dell’Alto Vicentino non può essere gestito con scatti emotivi. L’auspicio è che si tratti...

Se son rose fioriranno

LA NOSTRA AGENDA PER LA CRESCITA: MENO TASSE E MENO BUROCRAZIA
 
Fatto il governo, non c'è più tempo da perdere per dare risposte al malessere sociale che ieri è sfociato nella sparatoria davanti a Palazzo Chigi. 
La prima priorità del nuovo esecutivo riguarda l'inversione di rotta sul piano economico, abbandonando l'austerity imposta dalla Germania e diminuendo la pressione fiscale. E se si parla di fisco, deve essere subito azzerata l'Imu sulla prima casa, come promesso da Berlusconi in campagna elettorale. Questa tassa deve saltare quanto prima per far ripartire il mercato immobiliare e i consumi delle famiglie.

Il Pdl ha insistito perché nel programma di Letta rientrasse tra i primissimi punti la riduzione del carico fiscale che, con i tecnici al governo, ha raggiunto livelli insopportabili per i contribuenti. Proprio per questo il nuovo esecutivo non solo dovrà abolire l'Imu, ma anche scongiurare l'aumento dell'Iva dal 21 al 22%, previsto a partire dal primo luglio, e i pesantissimi rincari per lo smaltimento dei rifiuti introdotti con la Tares. Senza considerare gli aumenti delle addizionali Irpef.

Non solo. Nella road map del nuovo ministro dell'economia Saccomanni, è diventata finalmente fondamentale la parola "crescita", dando sostegno "alle imprese e alle fasce più deboli della popolazione" attraverso "una ricomposizione del bilancio pubblico".
Ma oltre alla questione fiscale, i dossier aperti che aspettano risposte immediate sono gli ammortizzatori sociali e il rilancio dell'occupazione. 
Quella del lavoro è, infatti tra le emergenze che il governo dovrà affrontare con una disoccupazione in crescita, soprattutto tra i giovani, e il problema del rifinanziamento della cassa integrazione in deroga per l’intero 2013. La cig in deroga è coperta infatti solo fino a giugno. 
Secondo i sindacati circa mezzo milione di lavoratori, dopo aver perso il posto, rischia di restare anche senza sostegno al reddito. Servono insomma 1,5 miliardi di euro per poter garantire tutto il 2013 e chiudere l’ultima coda del 2012.

C'è poi il nodo degli esodati. Il ministro Fornero ha firmato il terzo decreto sui salvaguardati che riguarda 10.130 lavoratori, che si aggiungono alla prima tranche di 65mila e alla seconda di 55mila. In totale una platea di circa 130mila persone ma ne restano fuori ancora parecchie migliaia. Il numero esatto di soggetti interessati è, tuttavia, ancora sconosciuto così come l’ammontare delle risorse necessarie.

Questi sono i provvedimenti da attuare nelle prime settimane. 
Contestualmente, deve partire la Convenzione per le riforme che ha il compito di abolire il Senato e sostituirlo con una Camera delle autonomie, diminuire il numero dei deputati e trovare la quadra per una nuova legge elettorale. 
La Convenzione sarà composta da parlamentari e non parlamentari, e dovrebbe essere formalizzata attraverso una legge costituzionale. Proporrà il testo di riforma della Costituzione sul quale saranno poi le Camere a deliberare. Sarebbe quindi un organismo di indirizzo, separato dai partiti, al riparo dalle loro eventuali fibrillazioni, in grado di spronare le Camere nel processo di riforma.

Per accelerare i tempi di manovra, il testo di riforma dovrebbe essere votato dal Parlamento senza emendamenti. Finalmente si parte, anche se con due mesi di colpevole ritardo, e non certo per colpa nostra.

Il Mattinale

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