LA NOSTRA AGENDA PER LA CRESCITA: MENO TASSE E MENO BUROCRAZIA
Fatto il governo, non c'è più tempo da perdere per
dare risposte al malessere sociale che ieri è sfociato nella sparatoria davanti
a Palazzo Chigi.
La prima priorità del nuovo esecutivo riguarda l'inversione di
rotta sul piano economico, abbandonando l'austerity imposta dalla Germania e
diminuendo la pressione fiscale. E se si parla di fisco, deve essere subito
azzerata l'Imu sulla prima casa, come promesso da Berlusconi in campagna
elettorale. Questa tassa deve saltare quanto prima per far ripartire il mercato
immobiliare e i consumi delle famiglie.
Il Pdl ha insistito perché nel programma di Letta
rientrasse tra i primissimi punti la riduzione del carico fiscale che, con i
tecnici al governo, ha raggiunto livelli insopportabili per i contribuenti.
Proprio per questo il nuovo esecutivo non solo dovrà abolire l'Imu, ma anche
scongiurare l'aumento dell'Iva dal 21 al 22%, previsto a partire dal primo
luglio, e i pesantissimi rincari per lo smaltimento dei rifiuti introdotti con
la Tares. Senza considerare gli aumenti delle addizionali Irpef.
Non solo. Nella road map del nuovo ministro
dell'economia Saccomanni, è diventata finalmente fondamentale la parola "crescita", dando sostegno "alle imprese e alle fasce più deboli della
popolazione" attraverso "una
ricomposizione del bilancio pubblico".
Ma oltre alla questione fiscale, i dossier aperti
che aspettano risposte immediate sono gli ammortizzatori sociali e il rilancio
dell'occupazione.
Quella del lavoro è, infatti tra le emergenze che il governo
dovrà affrontare con una disoccupazione in crescita, soprattutto tra i giovani,
e il problema del rifinanziamento della cassa integrazione in deroga per
l’intero 2013. La cig in deroga è coperta infatti solo fino a giugno.
Secondo i
sindacati circa mezzo milione di lavoratori, dopo aver perso il posto, rischia
di restare anche senza sostegno al reddito. Servono insomma 1,5 miliardi di
euro per poter garantire tutto il 2013 e chiudere l’ultima coda del 2012.
C'è poi il nodo degli esodati. Il ministro Fornero
ha firmato il terzo decreto sui salvaguardati che riguarda 10.130 lavoratori,
che si aggiungono alla prima tranche di 65mila e alla seconda di 55mila. In
totale una platea di circa 130mila persone ma ne restano fuori ancora parecchie
migliaia. Il numero esatto di soggetti interessati è, tuttavia, ancora
sconosciuto così come l’ammontare delle risorse necessarie.
Questi sono i provvedimenti da attuare nelle prime
settimane.
Contestualmente, deve partire la Convenzione per le riforme che ha
il compito di abolire il Senato e sostituirlo con una Camera delle autonomie,
diminuire il numero dei deputati e trovare la quadra per una nuova legge
elettorale.
La Convenzione sarà composta da parlamentari e non parlamentari, e
dovrebbe essere formalizzata attraverso una legge costituzionale. Proporrà il
testo di riforma della Costituzione sul quale saranno poi le Camere a
deliberare. Sarebbe quindi un organismo di indirizzo, separato dai partiti, al
riparo dalle loro eventuali fibrillazioni, in grado di spronare le Camere nel
processo di riforma.
Per accelerare i tempi di manovra, il testo di
riforma dovrebbe essere votato dal Parlamento senza emendamenti. Finalmente si
parte, anche se con due mesi di colpevole ritardo, e non certo per colpa
nostra.
Il Mattinale