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Schio, Cioni (FdI) attacca: “Recesso da AVA? Ipotesi irresponsabile. Il servizio pubblico non è un pallone da portarsi via quando si perde la partita”

  S i accende il confronto politico attorno all’ipotesi -circolata negli ultimi giorni - di un possibile recesso del Comune di Schio da AVA , la società pubblica che gestisce impianti e servizi ambientali dell’ Alto Vicentino . A intervenire è il capogruppo di Fratelli d’Italia a Palazzo Garbin , Alex Cioni , che definisce l’eventualità “politicamente grave e senza precedenti”. Secondo Cioni, la questione nasce dopo la netta sconfitta del Comune di Schio nell’assemblea dei soci, che a larga maggioranza ha approvato la fusione tra AVA e Soraris .    A fronte di quella decisione, “pensare di reagire come quel bambino che, non potendo più giocare, si porta via il pallone, è un atteggiamento che fotografa in modo inequivocabile l’inadeguatezza di questa amministrazione e della sua maggioranza” - afferma l’esponente di FdI. “Il futuro del servizio pubblico e di un impianto strategico dell’Alto Vicentino non può essere gestito con scatti emotivi. L’auspicio è che si tratti...

Il Governo spegne le luci


NIENTE CONSUMI, NESSUNO INVESTE. AZIENDE A TERRA, IL GOVERNO SPEGNE LE LUCI
Cosa sta succedendo nel nostro Paese? Mentre il Governo dei tecnici decide di spegnere le luci degli uffici e la pubblica illuminazione, piovono cattive notizie a catena. 
La Fiat non viene più considerata una casa automobilistica prestigiosa, tanto che l'agenzia Moody's la declassa. 
Era già in una brutta categoria la nostra azienda leader, ma l'indice di fiducia B2  e' stato portato di colpo a B3.
E non vanno meglio le attività estere della Fiat se la finanziaria del Nord America e quella del Canada vengono ridotte anche esse al grado B3. Un vero disastro. 
Anche perché l'agenzia Moody's considera negativa la tendenza delle vendite non soltanto in Italia ma anche sul mercato brasiliano che sembrava il più promettente per la Fiat e prevede addirittura un'ulteriore riduzione di liquidità fino al 2013.
Allo stesso tempo il Fondo Monetario Internazionale ci dice che gli investimenti dall'estero nel nostro Paese sono calati in un anno del 15 per cento, drenando miliardi di euro da un sistema produttivo già in crisi di asfissia per lo scarso credito bancario. 
È chiaro quel che sta accadendo: nonostante i bassi livelli dei prezzi, gli investitori stranieri non entrano su un mercato in preda all'incertezza e ad una crescente mancanza di fiducia nel futuro.
Intanto il potere d'acquisto delle famiglie crolla ai minimi dall'anno 2000, la propensione ovvero la voglia di risparmio si riduce ad appena otto euro su cento, quasi 50.000 persone nelle città sopratutto del Nord sono rimaste senza casa ponendo così gravissimi problemi di assistenza ai comuni di riferimento. 
I consumi oramai sono in caduta libera, le aziende registrano vendite e profitti degni di altre epoche, le piccole e medie imprese commerciali continuano a chiudere i battenti perché non ce la fanno a sopravvivere.
La ricetta dei professori almeno per il momento prevede conti rigorosamente in ordine e niente ricette precise per la crescita, il risparmio verrà dal taglio dell'illuminazione come negli anni della crisi petrolifera, nel lontano 1973.

Il Mattinale del 10.10.12

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