Partigiani, stragi e onorificenze. Polemiche a Schio.


CHIEDERE LE DIMISSIONI DELL'ASSESSORE E' LEGITTIMO MA LE PAGELLE ANDREBBERO FATTE SULL'OPERATO AMMINISTRATIVO NON SUI GIUDIZI STORIOGRAFICI
di Alex Cioni

Il caso dell'onorificenza all'ex partigiano "Teppa" ha sollevato un polverone e non poteva essere altrimenti. Allo stesso modo sta sollevando polemiche il silenzio della sinistra politica di Schio (Pd e alleati) e il ruolo dell'assessore Anna Donà per aver partecipato al conferimento della patacca pur sapendo a chi la stesse consegnando. 
Nulla di personale con l'assessore, pur provenendo da storie politiche molto diverse e per certi versi inconciliabili non ci si può scandalizzare se da più parti le viene chiesto di dimettersi o vengono proposte raccolte di firme per chiederne la testa al sindaco. 
Se però proviamo ad analizzare i fatti a freddo, scevri da condizionamenti emotivi, non è poi così disdicevole che una donna che ha una storia politica come la sua si sia sentita a suo agio tra gli ex partigiani e lo stesso Bortoloso. Tra l'altro, l'unica distinzione che differenzia uno degli autori della strage delle carceri scledensi da tutti gli altri, è che lui ha ucciso ad armi deposte e a guerra dichiarata conclusa da due mesi. Ma bisogna dire che non fu l'unico, visto che durante la guerra civile e fino a tre o quattro anni dopo il conflitto i partigiani comunisti commisero omicidi in varie parti d'Italia per eliminare potenziali avversari politici come accadde a Porzus con l'uccisione della brigata Osoppo nel febbraio del 1945 o dal '43 al '49 nel triangolo della morte. 
Morirono non solo i fascisti ma pure i partigiani bianchi e dopo la guerra anche i preti o i notabili che nelle loro comunità avevano un peso nel tessuto sociale. Come accadde a Schio del resto. Cosa voglio dire: quanto successo nella notte tra il 6 e il 7 luglio del 1945 non fu l'eccezione ma spesso fu la prassi: quindi per certi versi ha ragione Ugo De Grandis (lo storico col fazzoletto rosso e pugno chiuso) quando sostiene che la medaglia al "Teppa" è meritata. L'uccisione indiscriminata, i famigerati tribunali del popolo improvvisati da capi partigiani ubriachi intenti a festeggiare le uccisioni dei fascisti (Codevigo e Oderzo docet) fu la prassi delle brigate partigiane comuniste in funzione non solo antifascista ma bensì rivoluzionaria giacché convinti che da li a poco avrebbero instaurato dopo la caduta del Fascismo un regime comunista fratello dei soviet staliniani. 
Non avevano però fatto i conti con il compagno Togliatti che aveva già venduto l'ideale rivoluzionario comunista sull'altare della realpolitik. E' noto altresì che ci furono omicidi spacciati per azioni di guerra quando non erano altro che vendette di natura personale che con gli eventi bellici poco o nulla avevano a che fare. 
Insomma, fermo restando che chi ha combattuto lealmente e a viso aperto merita sempre rispetto e pure una medaglia, qualsiasi sia stata la sua fazione, è cosa storicamente nota che il cosiddetto movimento partigiano a guida comunista si macchiò di orrendi crimini taciuti e occultati per più di mezzo secolo di cui solo in questi ultimi anni le drammatiche storie sono divenute di dominio pubblico grazie anche a storici non etichettabili di simpatie fasciste come Giampaolo Pansa. 
Ragion per cui se per questi uomini l'assassinio, lo stupro, le violenze furono spesso la normalità, lo stesso riconoscimento di chi oggi esalta i partigiani tout court come fa lo Stato italiano, non può essere considerato così paradossale e incoerente. Cosa ci scandalizziamo a fare allora: se l'assessore deve perdere la "carega" lo sia per suoi demeriti nell'amministrazione della città non per i suoi giudizi storiografici

P.S. Pur tuttavia è chiaro che Doná non si è limitata ad un mero giudizio storico e che avendo vestito la fascia tricolore ha rappresentato tutta la comunità di Schio per cui il suo è stato un atto politico le cui conseguenze non possono che essere politiche.

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