GIORGIA MELONI: L'IMMIGRAZIONE NON E' UN DIRITTO, SERVONO CONTROMISURE E UN CAMBIO DI ROTTA
Per far fronte all’allarme immigrazione
non basta di certo la vaga dichiarazione di intenti illustrata oggi dal
ministro Alfano a nome del governo Renzi ma servono contromisure
imponenti e un cambio di rotta. Tre le proposte di Fratelli
d’Italia-Alleanza Nazionale.
La prima: chiarire con leggi adeguate
che l’immigrazione non è un diritto ma è un contratto tra il cittadino
straniero e lo Stato italiano. A fronte di una serie di diritti,
l’Italia deve pretendere dall’immigrato il rispetto delle nostre leggi e
della nostra cultura e che possa soggiornare solo se provvisto di un
regolare permesso di soggiorno e di un contratto di lavoro che attesti
che è in grado di provvedere alla propria sussistenza.
La seconda: intervenire in sede Ue per
cambiare il regolamento Dublino 3 sui richiedenti asilo, che oggi
scarica interamente questo problema sulle spalle delle Nazioni di
frontiera. L’Italia deve chiedere che i richiedenti asilo, a prescindere
dallo Stato di arrivo, siano distribuiti equamente tra tutti e 28 gli
Stati membri e che i costi del loro mantenimento siano a carico dell’Ue e
non dello Stato ospitante.
La terza: l’Italia pretenda dall’Europa
la "clausola della Nazione più esposta": visto che siamo una Nazione di
frontiera, sia previsto che l’Italia applichi automaticamente la
normativa più restrittiva tra quelle in vigore nell'Unione Europea.
Perché mentre in Italia si allargano le maglie dell’immigrazione, le
altre Nazioni europee applicano leggi sempre più severe. A cominciare
dalla Germania che si accinge ad approvare una norma per espellere dai
suoi confini i cittadini anche europei privi di lavoro da più di sei
mesi.
Queste le nostre proposte che si sono
rese urgenti soprattutto dopo la folle abolizione del reato di
clandestinità sostenuta dalla maggioranza e da Ncd, insieme a Forza
Italia e M5S.
Lanciare il segnale che le porte
dell’Italia sono aperte a chiunque, senza bisogno di permesso di
soggiorno o contratto di lavoro è stato un clamoroso errore. Basta demagogia, basta ipocrisia: l’Italia intervenga e corregga queste storture approfittando del semestre di presidenza Ue.