CARA FIGLIA MIA, NON VERGOGNARTI DI UN PAPA' FASCISTA

«Cara Federica, sei tornata da scuola
sconcertata perché la professoressa d'italiano ti ha chiamato in
disparte e ti ha detto: hanno scoperto che sei la figlia di..., ne hanno
parlato in consiglio d'istituto. Te la faranno pagare. Qui sono tutti
dell'altra parrocchia. E l'anno prossimo che vai al liceo, mi
raccomando, se ti chiedono se sei figlia di... nega, dì che è un caso di
omonimia. Ti possono fare del male. Non dire ai professori né ai
compagni di scuola chi è tuo padre...
Cara Federica, non so se la tua
professoressa abbia esagerato, soffra di mania di persecuzione oppure
no. A me sembra impossibile che succedano oggi queste cose. Mi sembra
impossibile che in una società liberale e indifferente, cinica e
buonista, aperta a ogni diversità, che non crede praticamente in niente,
ci sia qualcuno che crede ancora all'esistenza del diavolo di destra.
Un male per giunta genetico, razziale, ereditario, se ricade su di te,
ignara tredicenne, solo perché sei mia figlia.
Mi hai raccontato che un gruppo di tuoi compagni di scuola ti ha
accolto una volta con canti e slogan antifascisti. E mi hai raccontato
di un amico che è venuto a trovarti a casa e si è meravigliato di
trovare così tanti libri in casa di un “fascista”, e per giunta molti
libri su Che Guevara. Non conosceva gli altri autori, ma ce ne sono
tanti di tanti diversi orientamenti. Ma a loro avevano raccontato che i
fascisti leggono solo le massime di Hitler e in casa non hanno libri,
solo manganelli. Per fortuna non hanno scoperto che tuo fratello è nato
lo stesso giorno di Mussolini, un segno evidente di neo-fascismo
ereditario.
No, Federica, non credere alla tua professoressa e nemmeno ai tuoi
compagni. Non devi nascondere di essere mia figlia. Non devi vergognarti
di tuo padre. Non solo perché non ci si vergogna mai dei propri padri,
dei loro limiti, dei loro errori e della loro povertà. Ma anche perché
non hai nulla di cui vergognarti. Devi sapere, Federica, che sarebbe
stato assai tanto più facile per tuo padre professare altre idee.
Avrebbe avuto la vita più facile se avesse scelto la via opposta.
All'università, nei giornali, sui libri, nella vita.
Oggi a te chiedono di buttarla sull'omonimia; ieri a lui, e non solo a
lui, chiedevano di firmare gli articoli con lo pseudonimo. Eppure tuo
padre non ha mai ucciso, picchiato e minacciato nessuno. Non ha mai
impedito a nessuno di esprimere le sue idee. Non ha mai derubato,
corrotto e truffato nessuno, semmai ne è stato vittima. Non ha mai
discriminato e rifiutato il dialogo con nessuno.
Non ha nemmeno solo
teorizzato di eliminare gli avversari né ha mai sottoscritto manifesti
di cui debba vergognarsi. Non ha cambiato casacca, e nutre le stesse
idee che aveva da ragazzo. Non è rimasto imbalsamato ma non è pentito di
nulla, non ha dovuto rimangiarsi nulla e si professa “di destra”, per
quel che può valere, oggi come allora.
Tuo padre ha creduto in idee che tu potrai liberamente accogliere o
rifiutare, ma che hai il dovere di rispettare: perché sono idee e non
mazzate, sono pensieri scontati sulla propria pelle e non su quella
altrui. Un giorno capirai che l'amore aspro per la libertà, anche
trasgressiva, era più dalla parte di tuo padre, “il fascista”, che dei
suoi censori. Che gli negavano la libertà d'opinione nel nome della
stessa. Alcuni lo fanno ancora adesso. No, Federica, non dire che è un
caso di omonimia. Non ti chiedo di essere orgogliosa di tuo padre, ma di
non nascondere le tue origini. Oltretutto un po' mi somigli, anche se
la cosa ti fa inorridire. Non ci si deve vergognare dei propri padri».
P.s. Smettetela di tirare in ballo per ogni fesseria e per ogni torto
subìto fascismi, dittature, colpi di stato. Non confondete miserabili
farse con tragiche grandezze e meschine intolleranze con l'avvento di
regimi dispotici. Abbiate rispetto per la storia, per chi la fece e per
chi la patì. E la Bignardi si ricordi, essere figli di fascisti non è
una scelta, mentre diventare nuore di Sofri sì. E poi, al di là di quel
che dite, essere fascisti non è un crimine, uccidere un commissario di
polizia invece sì.