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Schio, Cioni (FdI) attacca: “Recesso da AVA? Ipotesi irresponsabile. Il servizio pubblico non è un pallone da portarsi via quando si perde la partita”

  S i accende il confronto politico attorno all’ipotesi -circolata negli ultimi giorni - di un possibile recesso del Comune di Schio da AVA , la società pubblica che gestisce impianti e servizi ambientali dell’ Alto Vicentino . A intervenire è il capogruppo di Fratelli d’Italia a Palazzo Garbin , Alex Cioni , che definisce l’eventualità “politicamente grave e senza precedenti”. Secondo Cioni, la questione nasce dopo la netta sconfitta del Comune di Schio nell’assemblea dei soci, che a larga maggioranza ha approvato la fusione tra AVA e Soraris .    A fronte di quella decisione, “pensare di reagire come quel bambino che, non potendo più giocare, si porta via il pallone, è un atteggiamento che fotografa in modo inequivocabile l’inadeguatezza di questa amministrazione e della sua maggioranza” - afferma l’esponente di FdI. “Il futuro del servizio pubblico e di un impianto strategico dell’Alto Vicentino non può essere gestito con scatti emotivi. L’auspicio è che si tratti...

La prima casa non va toccata


TAGLIARE LE UNGHIE AL MOSTRO EQUITALIA

Non è soltanto un modo di dire. L'appello lanciato da Berlusconi al premier Enrico Letta ("Tagliare le unghie al mostro Equitalia"), dopo aver ottenuto la sospensione dell'Imu, è un invito al buon senso, una riforma concreta per riportare lo Stato dalla parte del cittadino che, strozzato dalla crisi economica, ha dovuto fare i conti con le angherie del fisco.
Con Equitalia è stato "introdotto nel rapporto con il cittadino un sistema violento che dà l’impressione, al contribuente che entra in contatto con Equitalia, di uno Stato ostile e nemico". 
Come già con la sospensione dell'imposta sulla prima abitazione, l'intento è quello di ricostruire la fiducia tra i cittadini e le istituzioni minata da tredici mesi di governo tecnico. Il segnale è stato chiaro: basta infliggere multe salatissime agli imprenditori che, strangolati dalla recessione, non riescono a saldare i debiti col fisco, e basta con i sigilli ai macchinari per le imprese impossibilitate a pagare. 
Il Pdl ha già raccolto l'input del suo Presidente, e ha fatto approvare in Parlamento una risoluzione che impegna il governo a intervenire con immediatezza.
È infatti urgente rivedere alcuni aspetti della riscossione coattiva dei tributi, introducendo elementi di flessibilità che consentano di contemperare la doverosa tutela degli interessi erariali con quella, altrettanto fondamentale, di salvaguardare la sopravvivenza economica delle famiglie e delle imprese colpite dalla crisi.
In particolare, appare necessario impedire che un’applicazione eccessivamente rigida dei meccanismi di riscossione pregiudichi in modo definitivo le prospettive di vita e le possibilità lavorative e imprenditoriali dei contribuenti interessati, evitando in tal modo ulteriori lacerazioni nel tessuto sociale e produttivo del Paese che, oltre a risultare di per sé inaccettabili, determinerebbero anche una riduzione delle stesse entrate tributarie.
In questa prospettiva, vanno rivisti il meccanismo dell’ espropriazione immobiliare e il sistema di calcolo degli interessi sulle somme riscosse in via coattiva. 
Bisogna ricercare soluzioni che consentano un rientro più graduale del debito, prevedendo criteri obiettivi e non discrezionali nella valutazione della situazione economico-finanziaria del contribuente, in particolare procedendo:
· ad ampliare il numero massimo di rate in cui può essere ripartito il debito tributario;
· ad escludere l’espropriazione forzata immobiliare e dell’ipoteca sulla prima casa del debitore, qualora essa costituisca l’unico suo bene patrimoniale;
· ad introdurre la possibilità, per il debitore che si trovi in una grave situazione di difficoltà legata alla congiuntura economica, di sospendere, per un periodo fino a sei mesi, il pagamento delle rate nelle quali è stato ripartito il debito tributario;
· a ridurre l’entità degli interessi di mora gravanti sul contribuente in caso di ritardato pagamento.
Si tratta di misure di buonsenso in grado di ristabilire un più corretto rapporto tra Stato e contribuente e, allo stesso tempo, di ridare ossigeno alle famiglie e alle imprese in difficoltà. 
Il Mattinale

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