VECCHI ARNESI DIETRO ALLA NUOVA OFFENSIVA ANTIFASCISTA CHE RISCHIA DI DEGENERARE
E’ da qualche mese che a Roma, in particolare, ma in varie parti
d’Italia si è scatenata nuovamente l’azione antifascista militante di
una parte dell’estrema sinistra che, evidentemente incoraggiata dagli
appoggi e dalla rete di coperture nazionali ed internazionali, ha
ripreso le azioni intimidatorie e le aggressioni fisiche nei confronti
di tutti quelli identificabili come avversari politici.
Il 28 ottobre scorso, a Perugia, l’autovettura sulla quale viaggiava
Gabriele Adinolfi con altre tre persone veniva bloccata fuori da un
ristorante ed assalita da una decina di individui armati di caschi e
picconi che oltre a distruggere l’autovettura, per puro caso non
ferirono i quattro passeggeri. Il tutto fu compiuto con con accuratezza,
nel più completo silenzio, e solo la prontezza di reazione del
guidatore evitò il peggio.
La stessa tecnica è stata applicata nell’aggressione al candidato
Sindaco di Roma di Casapound Simone di Stefano, avvenuta venerdi scorso.
Al ritorno da un giro elettorale in un quartiere periferico della
Capitale, di Stefano è stato aggredito, insieme ad un altro militante di
CPI.
Anche in questo caso, la macchina ferma ad un semaforo, è stata
circondata da una decina di persone con il volto travisato, che oltre a
fracassare i parabrezza ed i finestrini dell’autovettura, hanno
provocato lievi ferite ai due militanti di CPI.
Due agguati gravi, compiuti passo per passo con la medesima tecnica,
dunque studiati e frutto di addestramento, ma che non hanno suscitato
nessun attestato di solidarietà da parte di altri schieramenti politici,
sempre pronti ad emettere comunicati: nel caso di Di Stefano, ad
esempio, nessun candidato a Sindaco di Roma, ha speso una parola per
condannare l’episodio. Anche questo è un dato che ritorna e che bisogna
tenere a mente.
L’11 maggio vengono assaltati a Piazza Bologna i gazebo elettorali di
Marino e di Alemanno da parte di membri di un noto collettivo romano.
Tre vengono denunciati .
Il 13 marzo di quest’anno l’auto di un candidato di Casapound al V
Municipio di Roma, era stata incendiata nella notte, dopo una serie di
minacce di vario tipo ricevute dall’esponente di CPI: in questo caso
l’episodio non fu minimamente ripreso dalla cronaca romana dei
quotidiani e nessuno si è sentito in obbligo di esprimere qualche tipo
di condanna.
Ancora, il giorno dopo l’aggressione a Di Stefano, il 18 maggio, al
quartiere del Trullo, una cinquantina di estremisti di sinistra cercava
di impedire lo svolgimento di un banchetto elettorale di Casapound,
senza riuscirvi, ma con fare minaccioso e con il chiaro intento di
provocare incidenti. Anche in questo caso il silenzio della stampa è
d’obbligo.
Nella zona di Montesacro, per ben due volte in questi mesi, dibattiti
elettorali previsti nei locali dell’Ex-Gil di Viale Adriatico e che
prevedevano la presenza del candidato al municipio di Casapound , sono
stati impediti con l’occupazione della sala dai parte dei centri sociali
, con la benedizione del PD e di SEL di zona .
Sempre a Montesacro, la sera stessa del secondo dibattito comunque
svoltosi tra i candidati al municipio a Piazza Sempione, veniva
danneggiato a picconate il Comitato di Iniziative Sociali di via Val
Trompia, legato al PDL.
C’è un dato singolare che accomuna tutti questi episodi: sono avvenuti
in zone dove operano ancora, seppur sotto traccia, vecchi esponenti
dell’area oggi molto frantumata dell’ex Autonomia Operaia romana, che in
alcuni centri sociali, continuano nella predicazione dell’antifascismo
militante.
Questo vale infatti, per il Prenestino, così come per la Zona
Valmelaina–Montesacro, dove alcuni personaggi ai quali, evidentemente,
l’età matura non ha donato saggezza , ancora persistono nel rinfocolare
odio e rancore.
Ma se allarghiamo un po’ lo sguardo a quanto succede in altre zone
d’Italia ci accorgiamo che il fenomeno non è limitato alla Capitale:
come non parlare dei cortei antifascisti svoltisi recentemente a Cremona
ed in altre parti d’Italia, che hanno visto numeri certamente scarsi,
ma un livello di “militarizzazione” che non si vedeva da tempo, con
cortei con tanto di servizio d’ordine organizzato in cordoni e un
livello di aggressività tale da far ricordare, sia negli slogan che
nell’atteggiamento in piazza, i lugubri cortei dell’autonomia degli anni
settanta. Ed a Cremona era ben presente Askatasuna, storico centro
sociale torinese, anch’esso legato alla vecchia autonomia…
A Treviso poi un ragazzo ha rischiato di essere massacrato di botte da un gruppo di ultrasinistra.
A Parma un assalto alla sede di Casa Pound è stato bloccato.
All'università di Firenze sono stati aggrediti i giovani di Casaggì che
facevano propagnada per le elezioni all'ateneo.
Ma non basta, la settimana scorsa in Val di Susa , di notte è stata
compiuta quella che una fonte di polizia citata in un articolo del
Corriere ha descritto come una “vera e propria azione di guerra “ da
parte di una cinquantina di persone che hanno fatto uso di una quantità
industriale di bottiglie molotov, di razzi e persino di un mortaio
rudimentale. Anche in questo caso, ci poteva scappare il morto ed anche
in questo caso si è minimizzato il tutto.
Ma cosa sta succedendo e qual è il brodo di coltura di simili rigurgiti? E qual è il livello di protezione di cui godono?
Un possibile motivo lo abbiamo abbozzato prim : ed è il rispuntare di
alcuni quadri non di secondo piano di Autonomia che fu, cioè di quella
galassia che sorta sulle ceneri di Potere Operaio, fu protagonista dal
1974, delle più violente azioni di antifascismo militante a Roma e in
altre città italiane, che causarono numerose vittime tra i giovani
camerati di allora.
Si sono, forse, rimessi in moto certi “collegamenti” che partono da
Potere Operaio , attraversano Autonomia Operaia e sfociano in giovani
manovrati dall’odio antifascista? Possibile e plausibile.
Il secondo dato, questa volta politico, è che in questa fase di estrema
confusione del quadro politico–sociale, e con la forte crisi economica
in atto, una radicalizzazione dell’azione antifascista permette di
ampliare le pur ridotte schiere di questi settori dell’ultrasinistra e
di poter godere dell’appoggio sia di partiti della sinistra
istituzionale, sia di alcuni organi di informazione, magari indirizzando
la propria azione contro una generica “destra “ che può includere anche
Berlusconi ed il PDL. Magari, coltivando l’idea di una sterzata
neotrotzkista dell’attuale variegata sinistra italiana, che può spaziare
dal grillismo a SEL, passando per una parte del PD.
In questo senso è emblematico quanto è successo a Brescia due settimane
fa dove è stato permesso ad un magma indistinto di facinorosi , tra i
quali appartenenti ai centri sociali di Brescia, di aggredire i
sostenitori del PDL che andavano ad ascoltare il comizio di Berlusconi.
E' straordinario che la Questura abbia permesso qualcosa del genere
addirittura contro il ministro dell'interno, presente in piazza con
Berlusconi.
Qualcuno prova a immaginare un corteo di estrema destra lasciato avvicinare ad un comizio di Bersani o Epifani?
Oggi come ieri la prevaricazione "rivoluzionaria" è possibile solo con
sostegni istituzionali. Che sono la principale ragione d'inquietudine.
L’obiettivo è sempre lo stesso: canalizzare contro il “nemico fascista
“un più generale discorso politico, che permetta ai mandanti, nazionali
ed internazionali, di poter plasmare a proprio piacimento gli equilibri
della politica italiana, attraverso, ad esempio, l’introduzione dello
Ius Soli , ponendo chi si opporrà automaticamente tra le schiere degli
“xenofobi, razzisti e fascisti”, utilizzando come mezzi il caos ed il
disordine.
Non è pensabile che certi meccanismi, infatti, si inneschino “motu
proprio” mentre è ipotizzabile che dietro certe sedicenti “fiammate
pseudorivoluzionarie” si celi il solito giochetto adoperato con successo
negli anni settanta: utilizzare qualche minoranza accecata dall’odio,
per perseguire i propri scopi strategici.Solo per questo, a questi
“nuovi partigiani” che tanto “nuovi” poi non sono è consentito di agire
impunemente e di colpire nell’ombra e solo cosi si spiega la
minimizzazione operata in queste settimane, dagli organi di informazione
sugli episodi di violenza accaduti, solo in questo senso si spiega il
fatto che la grave aggressione ad un candidato Sindaco non venga
stigmatizzata da nessuno schieramento politico. Si è cominciato
minimizzando e manipolando gli avvenimenti anche a metà anni Settanta e
sappiamo com’è andata a finire.
Da parte nostra, continueremo a monitorare la situazione ed a segnalare
quello che succede ,vista la brillante assenza dei media, affinché non
si ripetano più certi meccanismi diabolici.
Carlo Bonney