RIPARTIRE SI PUO'. CONTRO L'EURO E CONTRO L'ALFETTA
Che fare? Se lo chiedeva Lenin e se lo chiedono in tanti, adesso, in
Italia.
E' possibile superare questa situazione disastrosa e che
peggiora quotidianamente? Si può, certo non con il governo Alfetta, con
la Balena Grigia che si prospetta per il futuro politico di un centro
ammorbante, con questa criminale accettazione degli ordini del mercato e
della Ue.
Da dove ripartire? Ovviamente dal recupero della sovranità,
monetaria ma non solo. Sovranità economica, alimentare, politica.
L'Europa Unita non è un male, anzi è un obiettivo da perseguire perché
indispensabile in uno scenario globale. Ma è l'Unione europea, così come
è stata realizzata, ad essere assolutamente inaccettabile.
Un coacervo
di euroburocrati, eurobanchieri, euroservi di interessi extraeuropei.
L'Europa va costruita a partire dai popoli, non a partire da una moneta
che opprime i popoli. L'euro è importante come moneta di una grande
unione di popoli, non come espressione di banche assetate di sangue. Ma
gli idioti politicamente corretti spiegano che non è possibile uscire
dall'Ue e dall'euro, paventando disastri inenarrabili. In realtà non
bisognerebbe uscire dall'Ue ma distruggere l'Ue e costruire qualcosa di
totalmente diverso. Ma è un altro discorso. I mercati e l'Ue possono
fare a meno dell'Italia?
No. Dunque, se ci fossero politici italiani
poco più che indecenti, si potrebbe cominciare a rinegoziare le assurde
imposizioni che gli stessi politici hanno accettato. Via il pareggio di
bilancio che non permette manovre indispensabili, via i pagamenti di
tassi eccessivi. I mercati non investirebbero più in Italia, non ci
darebbero più fiducia? Menzogne. Anche nel momento più critico, con
l'Italia sotto attacco, sono arrivate offerte da Mosca e Pechino.
Offerte, non richieste nostre.
Quanto alla moneta, se si vuole
conservare l'euro per gli scambi internazionali, si deve affiancare una
moneta interna. La lira o come la si vorrà cambiare. Si deve introdurre
una moneta di scambio a tasso negativo per rilanciare i consumi. Ma
bisogna intervenire anche sull'economia reale. Cancellando la riforma
Fornero sul lavoro. Tutelando i lavoratori meno giovani che non hanno
prospettive di reimpiego dopo un criminale licenziamento individuale per
ragioni economiche (significa, in pratica, che si ritroveranno senza
lavoro e senza pensione, per anni e anni, solo perché avevano un salario
più elevato di un giovane neoassunto).
I lavoratori meno giovani sono
quelli che, nella stragrande maggioranza dei casi, mantengono le
famiglie e consentono ai figli di studiare favorendo la mobilità
sociale. Bisogna abbassare le tasse, da quelle sulla casa a quelle sul
lavoro. Per restituire ai cittadini i soldi che i servi dell'Ue regalano
agli speculatori. Intervenire sulla pubblica amministrazione,
obbligando gli enti locali a pagare direttamente (non con i soldi dello
Stato) tutto il personale che supera i livelli standard: tot
abitanti=tot dipendenti.
E destinare le risorse, per quanto scarse
siano, ai settori ed alle aziende che hanno davvero prospettive.
Dal
turismo, che deve valorizzare l'immenso patrimonio artistico e
culturale, all'aerospazio, dall'agroindustria alla meccatronica.
L'ediliza deve essere sostenuta non concedendo di continuare a
distruggere il paesaggio, ma con il recupero delle immense aree
abbandonate e con la riqualificazione delle porcate esistenti e che sono
state realizzate negli anni della morchia DC-Pci. Il Welfare deve
essere rafforzato, ma tenendo conto che le risorse a disposizione sono
quelle prodotte da chi lavora.
Non ci sono le risorse per mantenere
milioni di clandestini che non producono reddito o che accettano lavori
in nero, che spediscono a casa milioni di euro all'anno (e fanno bene,
ovviamente, visto che l'Italia giolittiana ha sistemato i bilanci con le
rimesse dei nostri emigrati). Tanto meno quelli che arrivano in Italia
solo per usufruire del welfare, senza fare alcunché.
E per ridurre i
costi bisogna far scontare agli stranieri le condanne a casa loro,
togliendo ogni aiuto di qualsiasi genere ai Paesi che si rifiutano di
riaccogliere i loro compatrioti che hanno commesso delitti in Italia. Questo è solo un inizio, ma da qualche parte bisogna pur cominciare.
Augusto Grandi