In questi giorni il gruppo “Cessate il fuoco” di Schio ha chiesto di esporre sul Municipio uno striscione con un generico messaggio di pace, iniziativa strettamente collegata a una mozione presentata in Consiglio comunale dall’estrema sinistra, volta a contrastare il riarmo europeo e a proporre letture parziali dei conflitti internazionali.
Prendiamo atto che la Giunta comunale ha scelto di non collocare alcuno striscione sulla facciata del Municipio, optando invece per l’utilizzo dei tabelloni luminosi a led dislocati nei quartieri per diffondere quelli che vengono definiti “messaggi di pace”.
Se da un lato, però, tale scelta evita un’iniziativa simbolica discutibile anche sul piano giuridico, dall’altro l’utilizzo di strumenti pubblici per veicolare messaggi generici e decontestualizzati si presta comunque a letture parziali e retoriche. Respingiamo pertanto anche la diffusione di messaggi “pacifisti” tramite i led comunali, poiché la pace, se disgiunta dalla verità, si riduce a vuoto slogan, funzionale alla propaganda ideologica ma del tutto estraneo alla costruzione di una reale convivenza civile.
Entrando nel merito della questione, è necessario chiarire che l’appello generico al “cessate il fuoco”, pur animato da buone intenzioni, rischia di semplificare conflitti complessi e di oscurare il contesto in cui essi si sviluppano.
È doveroso chiedersi: cessate il fuoco dove? A Gaza? In Ucraina? In Sudan? In Myanmar? Sono decine i conflitti armati in corso nel mondo oggi. Esprimere una condanna selettiva e non equilibrata non aiuta la causa della pace, ma anzi alimenta narrazioni parziali.
Per quanto riguarda la drammatica situazione a Gaza, non possiamo ignorare le gravi sofferenze della popolazione civile, che meritano attenzione e rispetto. La nostra posizione è solidale e vicina al popolo palestinese, vittima di una situazione umanitaria gravissima che non può essere taciuta.
Tuttavia, è doveroso ricordare che il primo nemico del popolo palestinese è rappresentato proprio dai miliziani di Hamas, responsabili dell’attacco terroristico del 7 ottobre 2023 che ha innescato l’attuale escalation militare. Ciò non toglie che la risposta dell’esercito israeliano, per entità e modalità, sollevi gravi interrogativi sul rispetto della popolazione civile e sul principio di proporzionalità.
Ciò detto, ci permettiamo di rilevare che, proprio nei giorni scorsi, Hamas ha rivendicato come una diretta conseguenza di quell’attacco il riconoscimento dello Stato Palestinese da parte di alcuni Stati europei.
Un’affermazione che dimostra come questa organizzazione terroristica strumentalizzi la causa palestinese, mettendo a rischio la vita e il futuro dello stesso popolo che dice di difendere. Una dinamica che conferma come Hamas e i settori più estremisti del governo israeliano rappresentino le due facce della stessa medaglia e si alimentano reciprocamente nel proprio radicalismo, trovando legittimazione proprio nel comune obiettivo di annientarsi a vicenda.
Allo stesso modo, in Ucraina, la pace non si costruisce ignorando le responsabilità di chi ha invaso militarmente uno Stato sovrano. Nella sola battaglia di Mariupol si stimano decine di migliaia di vittime e la pressoché totale distruzione della città. Eppure, su questo fronte non abbiamo registrato, né allora né oggi, lo stesso fervore e la stessa mobilitazione dimostrati da chi oggi sostiene la causa palestinese.
Siamo tutti contro la guerra, ma proprio per evitarla serve una difesa credibile. Le guerre si prevengono solo se si ha la forza e l’autorevolezza per scoraggiarle. Il conflitto in Ucraina dimostra che non bastano dichiarazioni e buoni propositi: chi governa ha il dovere di prendere atto di questa realtà.
Per queste ragioni riteniamo inopportuna tanto l’esposizione di uno striscione sulla facciata del Municipio quanto l’utilizzo dei tabelloni a led per diffondere messaggi generici, che finiscono per banalizzare drammi umani e conflitti complessi.
La pace, per essere credibile, richiede lucidità, responsabilità e non si costruisce con slogan, ma con posizioni chiare, equilibrate e consapevoli della realtà.
Gruppo consiliare di Fratelli d'Italia
Gianmario Munari