Martedì scorso a Cornedo vicentino si è evitata la tragedia per un soffio. L’incendio scoppiato in una palazzina che ospitava richiedenti asilo ha portato alla luce una verità allarmante: in quell’edificio c’erano il doppio delle persone previste. Un fatto grave, ma che purtroppo non sorprende gli esponenti del Partito della premier Giorgia Meloni.
“Anche a Schio – spiega Alex Cioni, capogruppo di Fratelli d’Italia in consiglio comunale – riceviamo da anni segnalazioni su situazioni analoghe negli alloggi del centro, in particolare tra piazza Almerico da Schio, via Cap. Sella, via Fusinato e le vie attorno al Duomo, dove le cooperative collocano i sedicenti profughi. Da altrettanto tempo chiediamo controlli anagrafici puntuali in queste abitazioni, ma non ci risulta che siano mai stati effettuati. Alla luce di quanto accaduto a Cornedo – sottolinea il consigliere scledense – è assolutamente realistico ipotizzare che anche a Schio il numero effettivo di richiedenti asilo presenti negli alloggi sia superiore a quello ufficialmente registrato all’anagrafe, con tutte le ricadute del caso in termini di sicurezza, decoro e legalità. Ricordo, inoltre, che secondo il criterio previsto dall’accordo SAI – ovvero 1-2 richiedenti asilo ogni 1.000 abitanti – la nostra città dovrebbe ospitare al massimo 80 persone. E invece, stando agli ultimi dati disponibili, in città ne risultano quasi 200".
Il capogruppo a Palazzo Garbin fa sapere che porterà il tema in consiglio comunale, nel frattempo sollecita nuovamente il sindaco ad attivare controlli anagrafici seri e puntuali sugli alloggi utilizzati per l’accoglienza, per verificare il rispetto della normativa anagrafica dei cittadini, nonché la sussistenza dei requisiti igienico-sanitari e di sicurezza, in modo da prevenire e risolvere gli aspetti legati alla tensione abitativa quali ad esempio le elusioni nel settore delle locazioni immobiliari ed i sovraffollamenti.
"Il sindaco Cristina Marigo dimostri, una volta per tutte, di non essere complice di quel modello immigrazionista che ha trasformato il centro di Schio in un hub permanente per l’accoglienza dei richiedenti asilo, alimentando – di fatto – un sistema opaco gestito da cooperative e enti accreditati, spesso legati agli ambienti del terzo settore più ideologizzati e vicini alla sinistra. Un sistema nato come risposta emergenziale, ma che nel tempo si è consolidato in un circuito stabile e redditizio. Il governo, pur tra non poche difficoltà, sta cercando di frenare l’immigrazione illegale e riformare un meccanismo di accoglienza che ha mostrato gravi falle. Ma questi sforzi – conclude Cioni – rischiano di essere vanificati se, a livello locale, c’è chi continua a chiudere gli occhi e a coprire responsabilità e interessi radicati nel tempo”.