ALTRO CHE SPRAR E ACCOGLIENZA, SERVONO I RESPINGIMENTI DIFFUSI
di Alex CIONI
Ogni sabato mattina il centro di Schio si riempie grazie alla presenza delle
bancherelle per il settimanale mercato ambulante. Così è stato anche
stamattina, tant'è che mi trovavo come altri concittadini a passeggiare
tra le vide del centro, notando immediatamente degli africani intendi a
chiedere in modo molesto l'elemosina
(tra i tavolini dei bar). Uno di loro mi si avvicina e mi domanda
qualche euro per comprare del cibo. Gli chiedo da dove proviene e il
motivo di questa sua richiesta.
La risposta che mi da non mi sorprende
confermando le posizioni si qui espresse dal comitato PrimaNoi. "Stavo
in un centro d'accoglienza a Vicenza, sono nigeriano e da qualche mese
ho il permesso di soggiorno ma adesso mi hanno buttato fuori perchè devo
arrangiarmi a trovarmi un posto di lavoro ma di lavoro non ce n'è",
sostiene con fare combattuto il ragazzo africano. Gli chiedo come fa a
campare e lui ribadisce che vive alla giornata, gira i mercati più
importanti del Veneto e dorme per strada a Padova o dove trova
saltuariamente ospitalità da altri nigeriani come lui, spostandosi da
città in città in treno (presumibilmente senza pagare il biglietto visto
i pochi soldi).
Questo
ragazzo, come dimostra ogni giorno la cronaca vicentina e nazionale, è
una potenziale bomba sociale pronta ad esplodere.
L'Italia l'avrebbe
dovuto respingerlo o rimpatriarlo in Nigeria, invece gli concede un permesso di
soggiorno per motivi umanitari, il che lo mette in una posizione
paradossalmente peggiore di quando era richiedente asilo.
La legge prevede l'uscita dai centri d'accoglienza all'ottenimento del permesso
di soggiorno ma il ragazzo avrebbe titolo, e qui sta l'altro paradosso,
di essere inserito nel progetto Sprar per l'avvio di un percorso di
inserimento sociale e lavorativo. Invece vive per strada abbandonato a
sé stesso. Come mai?. Un ragazzo, insomma, che come altre migliaia vive
ai margini, lontano dalla terra natìa e dalla famiglia senza avere
realisticamente una prospettiva di vita migliore di quella che aveva a
casa sua. "Voglio andare via dall'Italia" -mi ribadisce il
giovane, ma con il permesso di soggiorno umanitario non può lasciare il
bel Paese e non può chiedere il ricongiungimento famigliare.
Molto
probabilmente andrà anche lui ad ingrossare le file delle gang dedite
allo spaccio delle sostenze stupefacenti, perché se sei onesto e vuoi
vivere onestamente ma hai fame, lasciato solo da quello stesso Stato che
ti ha accolto, la conseguenza naturale è di divenire facile preda per i
delinquenti organizzati che non aspettano altro di avere nuove leve da
reclutare.
Una
fotografia di uno scenario ormai evidentissimo anche ai ciechi e ai
sordi dell'accoglienza senza se e senza ma, anche se la gravità degli
effetti non li stiamo ancora vedendo del tutto. Poi le bombe
esploderanno ed inizieranno i problemi veri, la cui rersponsabilità
ricadrà senza dubbio verso gli attuali politici che ci governano ma
anche sulla testa di quei sindaci che hanno deciso di collaborare con il
Prefetto pensando in qualche modo di cavarsela.
Noi proseguiamo per
la nostra strada fino a quando non muterà la politica del Governo. Allo
stato attuale delle cose riteniamo centrale riutare categoricamente
ogni collaborazione con il Governo italiano, mentre vanno infiammate e
sostenute le rivolte popolari volte a costruire un argine alla suicida
politica immigrazionista del Pd e alleati. Questi sono i fatti reali e
inoppugnabili. Criticare la politica dei muri è insensato perché ogni
muraglia alta e invalicabile prevede anche delle porte d'ingresso. Ecco,
questa deve essere la stella polare di una seria politica
dell'immigrazione. Inversamente andiamo ad amplificare i problemi degli
africani complicando nel contempo le nostre vite, costretti sempre più a
convivere in città abbandonate al degrado e alla delinquenza.