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Schio, Cioni (FdI) attacca: “Recesso da AVA? Ipotesi irresponsabile. Il servizio pubblico non è un pallone da portarsi via quando si perde la partita”

  S i accende il confronto politico attorno all’ipotesi -circolata negli ultimi giorni - di un possibile recesso del Comune di Schio da AVA , la società pubblica che gestisce impianti e servizi ambientali dell’ Alto Vicentino . A intervenire è il capogruppo di Fratelli d’Italia a Palazzo Garbin , Alex Cioni , che definisce l’eventualità “politicamente grave e senza precedenti”. Secondo Cioni, la questione nasce dopo la netta sconfitta del Comune di Schio nell’assemblea dei soci, che a larga maggioranza ha approvato la fusione tra AVA e Soraris .    A fronte di quella decisione, “pensare di reagire come quel bambino che, non potendo più giocare, si porta via il pallone, è un atteggiamento che fotografa in modo inequivocabile l’inadeguatezza di questa amministrazione e della sua maggioranza” - afferma l’esponente di FdI. “Il futuro del servizio pubblico e di un impianto strategico dell’Alto Vicentino non può essere gestito con scatti emotivi. L’auspicio è che si tratti...

Ma cos'è il 25 aprile?


LA POLEMICA DI M. VENEZIANI: ECCO PERCHE' IL 25 APRILE NON E' UNA FESTA

Ecco sette buoni motivi per non celebrare il 25 aprile.

Perché non è una festa inclusiva e nazionale, ma è sempre stata la festa delle bandiere rosse.

Perché è una festa contro gli italiani del giorno prima, ovvero non considera che gli italiani fino allora non erano stati certo antifascisti.

Perché non rende onore al nemico, anzi nega dignità e memoria a tutti costoro, anche a chi ha dato la vita per la patria, solo per la patria, pur sapendo che si trattava di una guerra perduta.

E poi perché l’antifascismo finisce quando finisce l’antagonista da cui prende il nome. E il fascismo è morto e sepolto da una vita e non può sopravvivergli chi è nato con l’esclusiva missione di abbatterlo.
Perché quando una festa aumenta l’enfasi col passare degli anni anziché attenuarsi, come è legge naturale del tempo, allora regge sull’ipocrisia, è usata retoricamente e politicamente.
Perché è solo celebrativa, a differenza delle altre ricorrenze nazionali. Si prenda il centenario della prima guerra mondiale: è ricordata anche nel suo aspetto tragico e catastrofico, nei suoi errori e nei suoi orrori, mentre il 25 aprile è solo celebrativa, non ricorda le pagine nere, sporche o sanguinose che l’hanno accompagnata né distingue tra chi combatteva per la libertà e chi voleva instaurare un’altra dittatura in Italia.
E in ultimo perché celebrando sempre e solo il 25 aprile, rimasta l’unica festa civile osservata in Italia, si riduce la storia millenaria di una patria, di una nazione, ai suoi ultimi 70 anni. Troppo poco per l’Italia e per la sua civiltà. (da Il Tempo) - Marcello Veneziani


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