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Schio – Via Verdi, Fratelli d’Italia: Va bene la sperimentazione, ma serve una regia complessiva. La nostra proposta: via Manin come accesso regolato da sud

L a questione della viabilità in via Verdi, utilizzata da anni come scorciatoia verso il centro storico nonostante il divieto ai non residenti in vigore dal 2010, torna al centro del dibattito politico.  I dati raccolti dal Comune a maggio 2025 parlano chiaro: oltre 1.000 veicoli al giorno, con il 70% che supera i 30 km/h. La giunta Marigo ha annunciato che dal 1° settembre al 31 dicembre sarà sperimentata l’inversione del senso di marcia, con entrata da via Manin/via San Gaetano e uscita verso via della Pozza, per ridurre i flussi non autorizzati. Per il gruppo consiliare di Fratelli d’Italia si tratta di un passo che può essere utile ma insufficiente se viene non inserito in un piano organico. “Via Verdi va alleggerita e lo diciamo da anni - afferma il capogruppo Alex Cioni - ma questo va fatto all’interno di una visione più ampia e funzionale della viabilità di accesso al centro. Può andare la fase di sperimentazione, ma serve congiuntamente una reale alternativa per chi arriv...

Mercati mafiosi

SE I POTERI FORTI NON HANNO PIU' BISOGNO DI NASCONDERSI


Henry Paulson, al momento dell’esplosione della crisi finanziaria americana, era il segretario del Tesoro Usa. Ed è stato lui a decidere di salvare tutte le banche, tranne una: la Lehman Brothers. 
Con il conseguente disastro mondiale che ne è conseguito. 
Quando ha finito di far danni nel suo ruolo governativo, Paulson non si è dato al giardinaggio, ma è tornato da dove proveniva. Ossia alla Goldman Sachs. Che, guarda la combinazione, era la concorrente storica della Lehman.
Qualcuno, in Italia, sosterrebbe che si tratta di una coincidenza. Lo sosterrebbero, ad esempio, i giornalisti dei quotidiani nazionali che stanno già facendo il tifo per un Monti bis (e il premier italiano proviene, guarda caso, proprio dalla Godlman, come Draghi peraltro). Quei giornalisti sempre pronti a scagliarsi contro gli avversari, accusandoli di “complottismo”. Peccato che sia proprio la Goldman a teorizzare pubblicamente questo percorso, definito delle “porte girevoli”: i loro uomini, periodicamente, vengono prestati alle istituzioni dove svolgono lavori che (casualmente) sono utili alla causa della Goldman. 
Ed eseguito il compito, tornano alla casa base. Nessun complotto, quindi, ma una palese dichiarazione di intenti e di strategia.
E non va dimenticato che il primo “commissario” piazzato dai mercati a saccheggiare la Grecia con misure folli, era il premier Papademos che, notare la coincidenza, proveniva dalla Goldman che, en passant, era la stessa che aveva certificato i conti greci, senza accorgersi che erano taroccati.
Ma ormai questi poteri forti non hanno più bisogno di nascondersi, di ricorrere a sotterfugi. 
E così la Trilateral Commission – di cui Monti è stato presidente per il ramo europeo sino al 21 aprile di quest’anno, dunque 5 mesi dopo il suo insediamento come premier – si riunirà il mese prossimo ad Helsinki per definire la nuova architettura di governo dell’Europa. 
Un progetto avviato da Monti e proseguito da Trichet, che era il predecessore di Draghi alla presidenza della Bce e che è diventato il successore di Monti alla Trilateral. 
E chi ha curato lo studio? Ma Giuliano Amato, che ha fatto parte delle stesse organizzazioni dove era presente Monti. Ma sono coincidenze. Quello che appare meno chiaro è perché debbano essere banchieri, finanzieri, industriali a definire – all’interno della Trilateral creata da David Rockfeller – la governance dell’Europa.
In realtà è sin troppo chiaro. Perché, a differenza del gruppo Bilderberg che raggruppa banchieri, affaristi e politici in riunioni assolutamente segrete (alla faccia della trasparenza), Trilateral e Goldman non hanno più voglia di nascondersi, visto che il loro credo è divulgato e sostenuto dai servitori di tutto il mondo. Loro vogliono un governo mondiale, con il controllo assoluto dell’economia e della politica. Affidando a ciascun Paese un compito ed un ruolo. Una pianificazione di stampo sovietico su scala planetaria.
E per l’Italia il disegno è evidente. Noi, gli spagnoli, i greci ed i portoghesi, dobbiamo diventare il Bangladesh d’Europa, con produzioni a basso valore aggiunto, realizzate da manodopera immigrata a bassissimo costo e dagli italiani che accetteranno la logica dello sfruttamento. Gli italiani migliori, laureati, qualificati, specializzati, sono già stati invitati dai ministri tecnici ad andare all’estero. Per il resto potremo occuparci di servizi turistici per far divertire i viaggiatori in arrivo dai Paesi ricchi del mondo.
Uno scenario disegnato da poco più di un centinaio di persone, perché molti fanno parte contemporaneamente di più organismi. 
Loro sono davvero i padroni economici del mondo, anche se i ricchi sono ovviamente molto più numerosi. Prima dell’estate è stata diffusa una ricerca inglese dell’organizzazione anti evasione Tax Justice Network. Secondo le loro analisi i super ricchi del mondo hanno depositato nei paradisi fiscali 21mila miliardi di dollari americani. E questi sarebbero solo i depositi illegali, quelli esentasse, e senza considerare i patrimoni immobiliari. È il caso di ricordare che il Pil italiano è pari a meno di un decimo di questa cifra. 
Questi depositi apparterrebbero a circa 10 milioni di persone, ma più di metà farebbero capo a 90mila. E non sono soltanto i membri dell’autoproclamatasi élite mondiale, ma anche i mafiosi dei vari Paesi. Mentre i teorici del complotto sostengono che il mondo sarebbe ormai governato da sole 13 famiglie. Dimenticando, però, che esistono poteri in forte ascesa anche in Cina ed India, dimenticati da queste analisi a senso unico. Un potere nuovo con cui anche Trilateral e fratelli devono fare i conti. 


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