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Schio – Via Verdi, Fratelli d’Italia: Va bene la sperimentazione, ma serve una regia complessiva. La nostra proposta: via Manin come accesso regolato da sud

L a questione della viabilità in via Verdi, utilizzata da anni come scorciatoia verso il centro storico nonostante il divieto ai non residenti in vigore dal 2010, torna al centro del dibattito politico.  I dati raccolti dal Comune a maggio 2025 parlano chiaro: oltre 1.000 veicoli al giorno, con il 70% che supera i 30 km/h. La giunta Marigo ha annunciato che dal 1° settembre al 31 dicembre sarà sperimentata l’inversione del senso di marcia, con entrata da via Manin/via San Gaetano e uscita verso via della Pozza, per ridurre i flussi non autorizzati. Per il gruppo consiliare di Fratelli d’Italia si tratta di un passo che può essere utile ma insufficiente se viene non inserito in un piano organico. “Via Verdi va alleggerita e lo diciamo da anni - afferma il capogruppo Alex Cioni - ma questo va fatto all’interno di una visione più ampia e funzionale della viabilità di accesso al centro. Può andare la fase di sperimentazione, ma serve congiuntamente una reale alternativa per chi arriv...

L'Ungheria prova a resistere alle imposizioni dell'Anonima Draghi-Monti
CONTRO LE PRESSIONI MONDIALISTE RESISTE IL GOVERNO UNGHERESE
La Commissione europea e il Fondo monetario internazionale hanno deciso d’interrompere la missione in Ungheria che doveva discutere un nuovo aiuto finanziario al Paese, a causa della “preoccupazione” per l’indipendenza della Banca centrale, minacciata da alcune riforme presentate dal governo di centro-destra del premier Viktor Orban (nella foto). Bruxelles, secondo quanto ha riferito il portavoce del commissario europeo agli Affari economici Olli Rehn, Amadeu Altafaj, ha deciso “in coordinamento stretto con il Fmi, d’interrompere la missione preparatoria”.



È una dura risposta questa alle decisioni prese dal primo ministro magiaro che ha espresso l’intenzione di abrogare di fatto la Magyar Nemzeti Bank, ovvero la Banca centrale per eliminare l’autonomia che gli permette di fare il bello e cattivo tempo, fondendola con l’authority governativa di controllo dei mercati finanziari. In questo modo la Banca centrale magiara finirà sotto il controllo dello Stato e non più dei privati. Dall’altro i progetti di legge della Fidesz, partito di governo con la maggioranza di due terzi dello Orszaghàz, il Parlamento nazionale, per introdurre la nomina politica sistematica dei magistrati. Dopo la riforma della Costituzione in senso nazionalista, dopo la legge-bavaglio contro i media, e dopo la normalizzazione di teatri e mondo della cultura, è un nuovo strappo di Orban. “Alcuni aspetti di tali riforme sollevano gravi interrogativi dal punto di vista del Diritto nell’Unione europea”, ha dichiarato il commissario europea ai Diritti fondamentali, Viviane Reding, in un comunicato ufficiale.
La Commissione europea, ha aggiunto il suo portavoce per le questioni economiche Amadeu Altafaj, è preoccupata dei progetti sul futuro della Banca centrale. Nelle stesse ore, venivano allarmi da Washington, dal Fondo monetario internazionale (Fmi) e dalla Banca centrale europea (Bce). Il Fmi ha sottolineato che “le proposte legislative che porterebbero a una grave erosione dell’indipendenza della Banca centrale ungherese sono per noi motivo di profonda inquietudine”. La Bce da parte sua ha condannato le scelte del governo Orban, sottolineando che l’obiettivo comune europeo della vigilanza sulla stabilità dei prezzi è servito al meglio da una banca centrale indipendente, non da un istituto asservito al potere politico. D’altronde gli eurocrati preferiscono la più ampia autonomia degli istituti di credito affinché questi ultimi possano speculare meglio sui popoli del Vecchio Continente.

Andrea Perrone

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