
Negli ultimi anni, molti “civici” si sono presentati come moralisti, pronti a impartire lezioni ai partiti - e in alcuni casi lo hanno fatto anche con ragione. Ma essere "civici" non significa detenere il monopolio dello spirito di servizio e della moralità. A poche settimane dal voto regionale, prendiamo atto che con la scusa di “sostenere un amico”, qualcuno sembra aver cambiato compagnia più che idea.
Ma esiste una linea di confine tra il sostegno sincero e l’opportunismo politico.
Dichiararsi civico e, nello stesso tempo, affermare che “indirettamente si lavora per Fratelli d’Italia” è un esercizio di equilibrismo che può piacere ai tattici, ma dubitiamo possa ancora avere presa nei cittadini che chiedono trasparenza e serietà.
Di certo non aiuta a fare chiarezza e a lavorare a un progetto politico che porti il centro destra scledense nella condizione di essere competitivo alle prossime elezioni amministrative del 2029.
Chi vuole dare una mano è il benvenuto, ma non può pretendere di essere civico quando conviene e usare i partiti quando fa comodo.
Dopodiché, Orsi gioca la sua partita, funzionale a misurare quanta influenza riesca ancora ad esercitare sugli scledensi, non certo per mettersi al servizio di un progetto politico che archivi la piattaforma civica grazie alla quale ha vinto la sua sfida personale con i partiti senza però aver prodotto risultati degni di nota per la città. Nardin dovrebbe invece essere un po’ più accorto nel prendere a riferimento personalità politiche che rappresentano la maggioranza al governo della città. Ha ragione Nardin quando afferma che “bisogna andare oltre ai voti degli iscritti” - ed è ciò che già accade.
Tuttavia, con tutto il rispetto, facciamo fatica a prendere lezioni da chi è stato eletto Presidente della Provincia con i voti del centrosinistra, salvo poi scaricare quella compagine per passare con estrema disinvoltura dall’altra parte.
Non crediamo che essere civici significhi tenersi le mani libere per fare tutto e il suo contrario, che è quanto abbiamo visto qui a Schio negli ultimi anni. Se dovesse concretizzarsi quanto auspicato dal presidente del Consiglio comunale Orsi - “Se Andrea sarà eletto, mi metterò a disposizione per rappresentare quel mondo che mi ha sostenuto nelle varie tornate elettorali, portando istanze e lavorando ai progetti, non a nome di Fratelli d’Italia, ma come civico” - sarà legittimo chiedersi come uno scenario del genere possa conciliarsi con il nostro ruolo di rappresentanti dell’opposizione a Palazzo Garbin. Se eletto, infatti, Nardin dovrebbe rispondere innanzitutto ai referenti del suo partito, contribuendo a rafforzarne la presenza e a costruire un’alternativa politica capace di mandare a casa un’amministrazione comunale inadeguata - della quale Orsi fa ancora parte - non certo puntellarla. E' forse chiedere troppo?
consigliere comunale