77°ANNIVERSARIO ECCIDIO DI SCHIO, LETTERA APERTA AL SINDACO VALTER ORSI


Anche quest’anno si avvicina il 77° anniversario dell’eccidio di Schio senza che in programma vi sia alcuna iniziativa ufficiale dopo che la signora Matilde Sella ha deciso unilateralmente di sospendere la messa in duomo; un appuntamento fissato nel calendario dal 2005 come elemento cardine della “Dichiarazione sui valori della concordia civica”.
Una decisione a mio parere sbagliata, ma umanamente comprensibile essendo una diretta conseguenza delle vergognose e indecorose sceneggiate di piazza promosse negli ultimi anni durante la messa solenne da parte degli attivisti del centro sociale Arcadia, dall’Anpi e dai gruppi di sinistra: a meno che non si accetti la narrazione dei gruppi qui citati che considerano uno sfregio alla città la deposizione di un mazzo fiori davanti al portone delle ex carceri contestualmente alla santa messa da parte di personalità politicamente schierate a Destra.
Siamo chiaramente dinanzi ad una scusa pretestuosa che non può avere cittadinanza a Schio come in qualsiasi altra realtà. Non può essere accettato che a dei liberi cittadini, tra cui dei rappresentanti istituzionali, sia negata la dignità e il diritto di un semplice gesto floreale in memoria delle vittime. Contrariamente vuol dire che la pace tanto decantata non è tale ma un mero esercizio retorico declinato nella peggiore delle ipocrisie politiche.
 
Purtroppo, però, la decisione di rinnovare la sospensione del solenne appuntamento religioso in duomo, si è trasformato in un successo per i violenti che in maniera poco democratica pretendono di imporre la loro visione delle cose ritenendosi i detentori di una verità incontestabile e quindi assoluta.
Quella stessa verità assoluta di cui il presidente dell’Anpi di Vicenza si è fatto interprete il 17 maggio di quest’anno nell’anniversario della sottoscrizione della “Dichiarazione sui valori della concordia civica”.
Nel cortile dove è posta la lapide con i nomi delle 54 vittime, il presidente provinciale dell’Anpi non si è fatto scrupoli pronunciando un intervento quantomeno fuori luogo e offensivo verso le vittime e i loro familiari. Il che delinea una lettura di quelle vicende finalizzata alla monopolizzazione della memoria storica, ovvero alla santificazione di una parte e alla demonizzazione dell’altra. E’ evidente che una pacificazione o riconciliazione che dir si voglia, non si ottiene su queste basi, bensì nel riconoscimento delle ragioni e dei torti di entrambe le parti, non solo nell’adesione dei valori democratici della Repubblica Italiana. Ma tant’è!
Credendo fermamente che la pace senza giustizia rimarrà una pace precaria, come abbiamo visto in questi ultimi anni a Schio, faccio mie le parole del Generale americano Dunlop pronunciate in quei drammatici giorni di luglio del 1945:
“E’ mio dovere dirvi che mai prima d’ora il nome dell’Italia è caduto tanto in basso nella mia stima, non è libertà, non è civiltà che delle donne vengano allineate contro un muro e colpite al ventre con raffiche di armi automatiche e a bruciapelo. (…) Confido che il rimorso di questo turpe delitto li tormenterà in eterno e che in giorni migliori la città di Schio ricorderà con vergogna e orrore questa spaventosa notte e con ciò ho detto tutto”.
Alla luce di quanto sopra esposto faccio una piccola richiesta.
Chiedo che nel giorno dell’anniversario dell’eccidio sia tenuto aperto alla cittadinanza il portone delle ex carceri che si affaccia su via Baratto in modo da permettere a chiunque di entrare agevolmente nel cortile dov’è posta la lapide con i nomi delle 54 vittime dell’eccidio. L’apertura del portone assumerebbe oltretutto un valore metaforico significativo in contrasto con le diatribe di questi ultimi anni. Un piccolo segnale, ma pur sempre un segnale.
Per evitare fraintendimenti assicuro che per quanto mi compete non è prevista alcuna iniziativa che possa scatenare la scomposta reazione dei “buoni”.
E’ vero che la strada per l'inferno è lastricata di buone intenzioni, ma l’auspicio che ribadisco anche attraverso questa lettera, è che il sindaco non si limiti a gestire lo status quo, piuttosto si adoperi come rappresentante di tutta la città affinché l’obiettivo della pace degli animi e la concordia divenga un traguardo nel quale riconoscersi tutti concretamente. Il ripristino della messa solenne sarebbe un’ulteriore tassello in questa direzione.


Alex Cioni
Consigliere comunale "SchioCittà Capoluogo"
Componente direttivo provinciale "Fratelli d'Italia"

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