Sicurezza a Schio: FdI sollecita controlli sugli alloggi e regolamentazione del commercio etnico in centro storico
In merito al recente fatto di cronaca avvenuto lunedì notte in un’abitazione del centro storico di Schio, che ha coinvolto membri della comunità nigeriana, interviene Alex Cioni, capogruppo in consiglio comunale di Fratelli d’Italia: “Non sorprende che tra gli scledensi prevalga un sentimento di rassegnazione più che di sgomento verso una situazione che vede il cuore della città trasformarsi in un luogo percepito come ostile, spesso appannaggio di persone che hanno poco o nulla a che fare con la comunità locale”.
Se per l’esponente di Fratelli d’Italia la situazione abitativa e commerciale del centro storico richiede un intervento deciso, per il sindaco Cristina Marigo non sembrano esserci segnali di criticità. “Sebbene si tratti di un delitto avvenuto in ambito domestico e non direttamente collegato alla sicurezza in centro, è innegabile che episodi del genere alimentino nei cittadini una crescente percezione di insicurezza” – prosegue Cioni. “Questa percezione rafforza l’idea, condivisa da molti, che il cuore della città sia ormai un luogo poco sicuro, da evitare soprattutto in alcune fasce della giornata. Una situazione che aggrava ulteriormente le difficoltà del centro storico, già segnato da un progressivo spopolamento e dall’invecchiamento della popolazione autoctona, a favore di una crescente presenza di stranieri. Il problema, però, non riguarda tanto o solo la nazionalità – precisa il consigliere – quanto il fatto che spesso si tratta di persone che non risiedono stabilmente a Schio, ma occupano appartamenti per periodi brevi, generando un turnover abitativo poco trasparente. Se il sindaco vivesse la città nella quotidianità, e non solo nelle occasioni ufficiali, se ne renderebbe conto anche lei”.
A questo fenomeno si aggiunge la presenza di alloggi gestiti dalle cooperative per richiedenti asilo. Secondo i dati aggiornati ottenuti dal consigliere, i richiedenti asilo presenti in città sono passati da 154 a 171 tra dicembre 2023 e settembre 2024. Tra questi, le principali nazionalità rappresentate sono il Pakistan (36), la Nigeria (30) e il Bangladesh (27). La gran parte di costoro vive tra Piazza Almerigo da Schio e il centro storico.
Gli sforzi del governo Meloni per ridurre la pressione dell’immigrazione illegale sull’Italia sono evidenti. Intanto, però, il numero di richiedenti asilo a Schio supera il criterio indicativo di 3 ogni 1.000 abitanti.
Per il collega di Partito e di banco a Palazzo Garbin Gianmario Munari "è sbagliato concentrare un così alto numero di richiedenti asilo nel cuore della città creando squilibri che non si possono più ignorare”.
Parallelamente, esiste il tema del proliferare di attività commerciali etniche di scarso valore che contribuiscono a creare delle isole separate dal contesto urbano e culturale locale, minando la coesione sociale e l'identità storica della nostra città.
Alla luce di questo scenario, Cioni e Munari ritengono urgenti delle azioni specifiche:
- Controlli periodici mirati: Verifica del rispetto della normativa anagrafica, delle condizioni igienico-sanitarie e di sicurezza degli alloggi e contrasto alle elusioni nel settore delle locazioni immobiliari.
- Regolamento per i negozi di vicinato: Divieto di nuove aperture di negozi etnici in centro storico a difesa della qualità dell’offerta commerciale, prendendo esempio da altre città che hanno adottato regolamenti efficaci.
“Per come la vediamo noi è fondamentale che la Giunta comunale utilizzi gli strumenti a propria disposizione per prevenire e risolvere le problematiche legate alla tensione abitativa o alla presenza di persone non autorizzate all’interno degli immobili. Il sindaco deve poi ricordare al Prefetto che la città ha già superato la quota indicativa di tre migranti ogni mille abitanti, tanto cara ai fautori dell’accoglienza diffusa.”
In conclusione, i due esponenti di FdI, nel ricordare che il sindaco è anche assessore ai Servizi sociali da oltre dieci anni, sollecitano Cristina Marigo ad intervenire in maniera più persuasiva verso le cooperative sociali che gestiscono i sedicenti profughi. "Comprendiamo che queste persone siano una fonte di reddito importante, ma Schio non può più essere utilizzata come un parcheggio per richiedenti asilo”.