IUS SCHOLAE, O IUS SANGUINUS? ALEX CIONI: LA CITTADINANZA DEVE RAPPRESENTARE LA CERTIFICAZIONE DI UN'INTEGRAZIONE AVVENUTA
Lo ius scholae è una boutade ideologica dagli evidenti contorni strumentali funzionali a qualche politico per far parlare di sé.
E' vero o non è vero che un ragazzo straniero con la cittadinanza dei genitori non è figlio di un dio minore avendo gli stessi diritti di un coetaneo figlio di una coppia di italiani?
Forse, i presunti antirazzisti, non se ne rendono conto ma spingere per lo ius scholae o ius soli è come affermare che la cittadinanza nigeriana o marocchina è meno dignitosa di quella italiana.
Dopodiché, va ribadito un altro concetto: la cittadinanza dovrebbe rappresentare la certificazione di un'integrazione avvenuta, non il contrario, dal momento che ci sono non pochi casi di ragazzi di seconda generazione con la cittadinanza italiana sulla cui assimilazione ai valori nostrani ci sarebbe molto da discutere.
E di esempi in tal senso ne abbiamo anche in giro per l'Europa dove il fenomeno dell'immigrazione è più datato del nostro.
La situazione francese ci mostra limpidamente come stanno le cose nella realtà.
Un'inchiesta fatta nel 2020 da un autorevole istituto demoscopico, evidenziò che il 57% dei giovani musulmani in Francia considera la sharia più importante delle leggi della Repubblica, con buona pace dei buonisti nostrani convinti che la concessione della cittadinanza ai figli degli immigrati abbia un effetto di salvifica integrazione.