A Vicenza scontro aperto in Fratelli d'Italia tra uno dei fondatori e il portavoce regionale del Veneto

FDI POTEVA ESSERE LA CASA DI TUTTI GLI ORFANI DELLA DESTRA ITALIANA. A VICENZA IL PARTITO IN MANO A DEI PROFITTARI
L'articolo (qui sotto) pubblicato nei giorni scorsi dal Giornale di Vicenza, riporta alcune mie considerazioni sul partito meloniano nel territorio berico. 
Preciso sin da subito che il problema non è il mondo venatorio, ma i suoi rappresentanti che lo usano per scalare i piani del potere interno al partito per fini che considero tutt'altro che nobili. Tra nepotismo e nomine fiduciarie, tutte ricercate dentro il clan, la gestione prettamente famigliare di FdI è un aspetto che non si poteva più sottaciere.
Nell'articolo il capo del clan si domanda cosa abbia fatto il sottoscritto in tanti anni di attività politica, quando lo stesso viene pagato da 25 anni dai contribuenti italiani senza che agli atti si trovino particolari segni della sua attività istituzionale a beneficio del territorio, delle imprese e dei cittadini. Tra l'altro, quanti tra il suo clan si interesserebbero ancora di "politica" se non ricevessero da anni uno stipendio garantito ogni mese? Ermes Mattielli mi diceva che "gnanca el can move la coa se non gli si da un osso", ma qui siamo alla merceficazione spudorata della politica. Per dirla con Totò, "ognuno ha la faccia che ha, ma qualche volta si esagera".
Dall'articolo poi emerge quanto avevo già scritto nelle scorse settimane: mai un mea culpa, mai una critica verso il proprio operato ma un continuo pavoneggiamento al limite del risibile quando i risultati sono li impietosi a descrivere i fatti. Per inciso, non ritengo sia un dramma subire delle sconfitte ma senza una seria analisi autocritica si rischia la farsa.
Vantarsi poi di reclutare nuove leve provenienti da Forza Italia, non mi pare una grande mossa di cui andare fieri, sopratutto quando in svariate occasioni si è fatto leva sul vincolo di mandato e sul rispetto del voto degli elettori. Coerenza, quella sconosciuta.
Posso pure capire che
al clan vicentino Raffaele Zanon e soci stiano sulle palle, tuttavia, se per fare uno sgambetto ai patavini accetti di reclutare un elemento come Simone Furlan, noto per essere un venditore di fumo, con ogni evidenza vuol dire che non sei spinto da motivazioni nobili e virtuose, ma solo da ragioni di natura speculare e personale. Tutto in funzione di puntellare la propria posizione di potere interna.
FdI doveva essere la casa nella quale un'intero mondo poteva ritornare ad avere una casa nella quale condividere la passione del fare politica: inversamente si sta trasformando drammaticamente in una farsa gigantesca, un teatrino dove alcuni ex An continuano a duellare come se il tempo si fosse fermato ai primi anni duemila. Mi domando solo cosa aspettano i più giovani a ribellarsi a questo poco edificante spettacolo.
Se questo doveva essere il partito e la comunità umana che doveva recuperare una storia antica e in particolare un certo modo di fare politica, nel

vicentino abbiamo la prova del fallimento di questa esperienza neodestrorsa.
Molti mi chiedono cosa farò adesso? Non lo so. Pare evidente che a queste condizioni sia difficile tornare a credere o a dare un minimo di fiducia ad un partito che nella gestione delle sue dinamiche interne ha dimostrato di non essere molto diverso da Alleanza Nazionale (Fini almeno aveva un consenso tale da poterselo permettere). Al momento posso solo condividere un'immensa delusione e una buona dose di amarezza per un epilogo così poco edificante (per tutti).
Inoltre, quando arrivi al punto di non avere più fiducia delle persone con le quali hai percorso una tappa della tua vita politica e alle quali avevi concesso una genuina e sincera fiducia, è difficile separare le questioni di natura politica da quelle personali. Ad maiora!
Alex CIONI
(tra i fondatori di FdI a Vicenza, già membro del coordinamento provinciale e già coordinatore alto vicentino)

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