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Schio, Cioni (FdI) attacca: “Recesso da AVA? Ipotesi irresponsabile. Il servizio pubblico non è un pallone da portarsi via quando si perde la partita”

  S i accende il confronto politico attorno all’ipotesi -circolata negli ultimi giorni - di un possibile recesso del Comune di Schio da AVA , la società pubblica che gestisce impianti e servizi ambientali dell’ Alto Vicentino . A intervenire è il capogruppo di Fratelli d’Italia a Palazzo Garbin , Alex Cioni , che definisce l’eventualità “politicamente grave e senza precedenti”. Secondo Cioni, la questione nasce dopo la netta sconfitta del Comune di Schio nell’assemblea dei soci, che a larga maggioranza ha approvato la fusione tra AVA e Soraris .    A fronte di quella decisione, “pensare di reagire come quel bambino che, non potendo più giocare, si porta via il pallone, è un atteggiamento che fotografa in modo inequivocabile l’inadeguatezza di questa amministrazione e della sua maggioranza” - afferma l’esponente di FdI. “Il futuro del servizio pubblico e di un impianto strategico dell’Alto Vicentino non può essere gestito con scatti emotivi. L’auspicio è che si tratti...

Pirelli cinese, Pininfarina indiana.


REQUIEM PER L'INDUSTRIA NAZIONALE

Ma che bello! Gli investitori stranieri si comprano l’Italia a prezzi da saldo e gli opinionisti di servizio esultano. In base al concetto che non ha importanza il passaporto del padrone. Basta che il brand sia italiano. E allora magari chiamiamolo marchio e non brand.
Così Pirelli e’ diventata cinese, Pininfarina diventerà indiana, i treni son diventati prima francesi e, quelli rimasti, giapponesi. E le acciaierie divise tra Nord Africa e India, i cinesi nelle banche e nelle finanziarie pubbliche, i francesi nell’alimentare e nell’energia, proprio come gli spagnoli. E poi moda, telefonia, aerospazio. Che bello, che bello!

Si entusiasmano, i servi. Perché è un esempio fantastico di globalizzazione. E cosa c’è di male se la Cina, in cambio, pretende che i suoi sempre più numerosi connazionali in Italia siano liberi di evadere le tasse, di sfruttare la manodopera, di non rispettare le regole di igiene nei locali, di vendere prodotti pericolosi? Loro comprano le aziende, fanno felici i servi del burattino, qualcosa in cambio dovranno pure avere.

Come devono avere qualcosa in cambio gli americani che controllano tante aziende meccaniche, i tedeschi che hanno catene distributive. Tutti devono avere qualcosa in cambio, tranne i sudditi italiani. I padroni, invece,qualcosa ce l’hanno: i soldi incassati per vendere al primo straniero che mette sul tavolo un mucchietto di denaro. Mica e’ colpa loro se gli italiani non comprano. Taccagni quando si tratta di investire, inesistenti quando si deve comperare, prontissimi a vendere.
Ed allora è inevitabile che tra le troppe riforme promesse dal burattino non ci sia quella dei trasporti. Non ci sia quella della logistica. Non ci sia quella della catena distributiva. 
I compratori stranieri non vogliono. Non vogliono alternative a vantaggio dei piccoli produttori e dei consumatori. Vogliono che i Tir dei mega gruppi stranieri, con autisti stranieri, possano viaggiare senza prolemi e senza controlli. Vogliono strangolare i piccoli agricoltori, i piccoli artigiani. Ma gli opinionisti festeggiano perché non è importante il passaporto. Persino Prodi si è accorto che la politica industriale dell’Italia viene decisa a Pechino. 
Ma per gli opinionisti di servizio anche questo e’ motivo per festeggiare.

Augusto Grandi

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