Sul gay pride vicentino


MEGLIO IL PATRIOTTISMO DEGLI ALPINI A SCHIO

Ad un anno dal gay pride bassanese siamo arrivati all’evento vicentino che culminerà nella sfilata di sabato pomeriggio. 

In questi giorni abbiamo assistito a molti proclami e a delle decise rivendicazioni di segno unilaterale, mentre è emersa con altrettanta chiarezza l’assenza di un vero dibattito, come se le voci critiche siano state silenziate per decreto questurino.
Devo dire di non condividere certe manifestazioni di segno contrario, soprattutto se si palesano attraverso uno stile mascellare che il più delle volte rischiano di apparire grottesche quasi come le sfilate dei carri mascherati dell'orgoglio omosessuale.
Con questo non voglio dire di essere di vedute così progressiste da condividere il circo gay, ma penso che ci sia ben altro e di ben più preoccupante dell’ostentazione omosessuale: il lavoro, la crisi sociale ed economica, l’involuzione culturale del pensiero e dei costumi e, non per ultimo, la deriva democristiana di un’Italia incapace di essere comunità e nazione.
Tuttavia, è innegabile che il legislatore sia chiamato ad affrontare il tema delle unioni civili, non tanto e non solo per soddisfare la lobby omosessuale, ma per governare a livello giuridico un fenomeno in costante crescita.
Altra cosa è il matrimonio e le adozioni di bambini per le coppie omosessuali: in questo caso saremmo alla supina accettazione di una deriva modernista tipica di questa società globale.
Il fatto che nessuno si permetta di negare il diritto di cittadinanza per i gay pride (il medesimo diritto viene negato a chi la pensa diversamente), non giustifica che queste manifestazioni si trasformino in una sorta di orgia della dirittocrazia.
A mio parere, l’unico modo per contrastare questo filone del pensiero unico, è di tornare a fare cultura in difesa della famiglia tradizionale e del matrimonio inteso come l’unione stabile e duratura tra un uomo e una donna. Il che non significa sposare una concezione di stampo confessionale ma riequilibrare alcuni aspetti di una società sempre più incline al pensiero individualista e alla regressiva trasformazione in senso nichilista.
Per fare un esempio, il tema della natalità è stato cancellato da tutte le agende politiche, anche se i dati confermano spietatamente che viviamo in una nazione dove gli asili chiudono, le case di riposo fioriscono, e l’Inps va in bancarotta. Se non è questo un altro segnale del declino, cos’altro dobbiamo attendere per svegliarci e per invertire la rotta?.
Un popolo vecchio è un popolo senza immaginazione e un popolo senza immaginazione non può pretendere di riuscire a costruirsi un futuro florido, poiché sarà destinato a soccombere all’avanzata dei popoli più giovani e freschi.
Chi ha una visione lungimirante non può quindi ignorare i bambini e ciò che possono rappresentare in termini di speranza, che è cosa ben diversa dai fini strumentali dei promotori del circo gay, per i quali non esiste l’esistenza di un diritto superiore: nascere e crescere armonicamente con una mamma e un papà. 
Comunque sia, durante questo fine settimana assisteremo anche il raduno triveneto delle Penne nere. La città di Schio avrà l’onore di essere accarezzata da una ventata di patriottismo e dalla migliore rappresentazione vivente di tutti quei valori che appartengono alla migliore tradizione nazionale. Tutto il resto è noia!



Alex Cioni

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