La retorica falsa e tendenziosa del 25 aprile

UNA RICORRENZA CHE CONTINUA A DIVIDERE E AD ESSERE USATA STRUMENTALMENTE PER FINI POLITICI di Alex CIONI

E' naturale che quando si perde una guerra che tra l'altro ha pesato più sugli inermi che sugli uomini in armi, provochi una frattura profonda nella popolazione. Sopratutto in una popolazione come quella italica che aveva e ha poco stima di se stessa, tant'è che da buoni italiani siamo molto svelti a cambiare opportunisticamente casacca. Comunque, vien quasi da pensare che coloro che temono un ritorno del fascismo, in realta lo auspichino, altrimenti non si spiega questa ostinazione nello sventolare uno spettro che serve solo ad una esigua minoranza per convincersi di avere ancora qualcosa da dire. Per esistere.
Rimane il dato oggettivamente incontestabile che coloro i quali parlano di libertà e rispetto, sono gli stessi che disturbano le manifestazioni altrui; sono coloro che quando scendono in piazza spesso provocano disordini e violenze con le forze di polizia magari con la bandiera della pace avvolta in una spranga; sono coloro che si sentono nel pieno diritto di essere liberi di fare ciò che vogliono, finanche a limitare la libertà di pensiero altrui stabilendo arbitrariamente chi ha o non ha diritto di parola; sono coloro che insultano e minacciano chi non la pensa come loro; sono coloro che esaltano il falso mito della Resistenza, omettendo che la grande maggioranza delle bande partigiane apparteneva alle Garibaldi, la struttura creata dal Pci e comandata da Longo e Pietro Secchia. 
È una verità consolidata che tra le opzioni del partito di Palmiro Togliatti ci fosse anche quella della svolta rivoluzionaria. 
Dopo la Liberazione sarebbe iniziata un'altra guerra con l'obiettivo di fare dell'Italia l'Ungheria del Mediterraneo, cioé un Paese satellite dell' Unione Sovietica (lo scrisse Secchia). 
Insomma, facciamola finita, guardiamo al presente con una proiezione verso il domani senza farci imprigionare dagli avvenimenti di decenni fa. 
Se proprio vogliamo buttarla nello scontro accademico sulla storia, trasformandola in attualità politica, o per usarla come una clava, almeno ci sia l'onestà di analizzare i fatti nella loro completezza, senza prendere solo ciò che fa comodo. So che non lo farete mai, siete partigiani nell'animo. E non è un complimento.

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