
Con crescente sconcerto assistiamo all’ennesima scelta inaccettabile dell’amministrazione Marigo e dell’assessore alla Cultura Marco Gianesini, che ha deciso di concedere nuovamente il patrocinio a Ugo De Grandis, personaggio già noto per essere stato condannato per diffamazione e per essersi visto chiaramente riconoscere da un tribunale non come uno storico, ma semplicemente come un “appassionato di storia”.
Inoltre il De Grandis ha più volte usato i social per diffondere odio politico. Non opinioni, non provocazioni: odio. È arrivato a scrivere “massa pochi”, riferendosi alle 54 vittime dell’eccidio di Schio, uccise da un gruppo di partigiani comunisti, auspicando che gli esponenti della destra odierna facciano “la stessa fine” di quei detenuti massacrati nelle carceri cittadine.
Non stiamo parlando di mezze frasi o interpretazioni. Sono parole gravi, pubbliche, inequivocabili.
E nonostante tutto questo, l’amministrazione guidata da Cristina Marigo continua a offrire spazi, patrocini e legittimità a questa figura.
Ora veniamo a sapere che, dopo la compartecipazione del Comune all’incontro del 29 aprile con gli studenti delle scuole superiori presso l’Istituto De Pretto, dove De Grandis interverrà come relatore, è stato annunciato un nuovo appuntamento pubblico patrocinato dal Comune con De Grandis l’11 maggio, dedicato alla figura di Bruno Brandellero, valoroso partigiano a cui va riconosciuta la medaglia d’oro al valor militare, a differenza di altri che “spararono e poi sparirono”.
E gira voce che si stia preparando un convegno sull’eccidio di Schio, guidato proprio da De Grandis, ancora una volta con il supporto dell’amministrazione comunale.
Se confermato, saremmo davanti a un paradosso gravissimo: una persona che ha fatto apologia di quel massacro, viene chiamata a raccontarlo con la benedizione delle istituzioni.
Solo tre anni fa, il sedicente “storico” di formazione comunista pubblicò una foto di Igino Piva – riconosciuto come uno degli ideatori del massacro delle carceri della notte tra il 6 e il 7 luglio 1945 – con un commento agghiacciante:
“Fermare le destre? Io ce l’avrei un’idea”.
Ora provate a immaginare se uno storico, o anche solo un appassionato di storia vicino alla destra, pubblicasse una foto di Herbert Kappler – il responsabile dell’eccidio delle Fosse Ardeatine – accompagnata dalla frase: “Saprei come fare per fermare le sinistre”.
Pensate davvero che verrebbe invitato a parlare nelle scuole o che riceverebbe il patrocinio del Comune per tenere incontri su quel travagliato periodo storico?
La risposta è scontata. Eppure, quando l’odio viene da sinistra, tutto viene tollerato, minimizzato o giustificato.
Con questa sequenza di eventi – incontri pubblici, conferenze, lezioni nelle scuole – è ormai chiaro a tutti che Ugo De Grandis è diventato, a tutti gli effetti, il consulente storico dell’assessore alla Cultura, nonché presidente della Fondazione Teatro Civico, Marco Gianesini.
E proprio parlando dell’eccidio di Schio, è doveroso ricordare che il 17 maggio ricorre l’anniversario del cosiddetto “Patto di Concordia Civica”, sottoscritto nel 2005 dal Comune di Schio, dai familiari delle vittime e dall’A.N.P.I., con l’obiettivo – mai raggiunto – di onorare tutte le memorie e pacificare il ricordo di quella tragedia.
Abbiamo motivo di credere che anche quest’anno si terrà una cerimonia in occasione di tale ricorrenza, nonostante dal 2021 non venga più celebrata la messa solenne in suffragio delle vittime, come invece previsto da quel Patto.
Ma cosa c’è davvero da celebrare, se il Comune che lo ha sottoscritto offre oggi legittimità istituzionale a un sedicente storico che si ostina nell’apologia della guerra civile, mentre l’estrema sinistra incardinata nell’ANPI insulta e minaccia, fuori dalla chiesa, chi si reca a deporre un fiore in memoria delle 54 vittime dell’eccidio di Schio come accaduto nel 2020?
Una contraddizione che si commenta da sola.
Altro che neutralità istituzionale. Altro che spirito di pacificazione.
Questa amministrazione ha fatto una scelta politica chiara e ideologica, che non riguarda la cultura, ma l’uso fazioso e strumentale della memoria.
Noi ce ne stiamo ben alla larga da questa manipolazione ideologica e vergognosa della storia.
E continueremo a denunciarla, senza abbassare la testa davanti all’ipocrisia.
Da qualsiasi parte provenga
Alex Cioni e Gianmario Munari