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A Schio si spende meno di Bassano per la Polizia Locale. Sotto la lente: 1,8 milioni di spesa, servizi adeguati?

A seguito dell'esame dei dati consuntivi degli ultimi anni richiesti dal nostro gruppo consiliare, emerge un quadro che richiede una riflessione approfondita. Per questo, ​a​bbiamo depositato una nuova interrogazione al Sindaco (clicca qui) , affinché l'amministrazione comunale si faccia parte attiva nel chiarire alcuni aspetti critici della gestione del Consorzio di Polizia Locale Alto Vicentino​. "Il confronto con realtà simili è inevitabil​e " - dichiara Alex Cioni, Capogruppo di Fratelli d'Italia a Palazzo Garbin. ​" Se il Comune di Bassano del Grappa spende circa 2.300.000 euro all'anno per la Polizia Locale, con un costo per abitante di circa 54 euro, Schio contribuisce con poco meno di 1.804 mila mila euro, pari a 46,91 euro per abitante. La domanda che ci poniamo è semplice: questi investimenti garantiscono un servizio efficiente e adeguato alle necessità della nostra comunità?" Nel dibattito in corso a Bassano del Grappa si sta valutando l...

CIONI E DONAZZAN DA BASTONARE. ARCHIVIATA LA QUERELA PRESENTATA DAL CONSIGLIERE COMUNALE SCLEDENSE PER ISTIGAZIONE ALL'ODIO E ALLA VIOLENZA

Archiviata per “infondatezza della notizia di reato” (art. 408 c0.2 c.p.p.) la querela per incitamento all’odio e alla violenza presentata l’anno scorso dal consigliere Alex Cioni per alcune minacce che l’esponente di Fratelli d’Italia e l’assessore regionale Elena Donazzan avevano subito in un commento riportato sulla pagina Facebook di “Schio antifascista” collegata al centro sociale Arcadia che da oltre un mese sta occupando abusivamente un capannone di proprietà comunale. 

In sostanza i due commenti segnalati "consigliavano" di usare la violenza invitando a bastonare Cioni e la Donazzan "quando sono soli": << Nonostante sia ben consapevole che certe querele finiscono sorprendentemente in un nulla di fatto, mi domando se sarebbe finita allo stesso modo se le medesime minacce fossero state scritte da un'attivista di destra >>

Pur tuttavia è giuridicamente un fatto assodato che le parole ostili scritte sui social network possono integrare reati non solo per diffamazione ma anche quando si tratta di minacce o di istigazione alla violenza. 

Il capogruppo di SchioCittà Capoluogo rammenta quando una donna padovana venne << giustamente >> condannata per aver scritto su Facebook, a proposito dell'allora ministro Cecile Kyenge, “mai nessuno che se la stupri”: << Evidentemente, per come va la giustizia in Italia – conclude Cioni – per alcuni giudici ci sono minacce di serie a e minacce di serie b, ovvero alcune vanno prese in considerazione seriamente, altre vanno cestinate in base al credo politico delle vittime e degli aggressori >>.

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