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Schio, Cioni (FdI) attacca: “Recesso da AVA? Ipotesi irresponsabile. Il servizio pubblico non è un pallone da portarsi via quando si perde la partita”

  S i accende il confronto politico attorno all’ipotesi -circolata negli ultimi giorni - di un possibile recesso del Comune di Schio da AVA , la società pubblica che gestisce impianti e servizi ambientali dell’ Alto Vicentino . A intervenire è il capogruppo di Fratelli d’Italia a Palazzo Garbin , Alex Cioni , che definisce l’eventualità “politicamente grave e senza precedenti”. Secondo Cioni, la questione nasce dopo la netta sconfitta del Comune di Schio nell’assemblea dei soci, che a larga maggioranza ha approvato la fusione tra AVA e Soraris .    A fronte di quella decisione, “pensare di reagire come quel bambino che, non potendo più giocare, si porta via il pallone, è un atteggiamento che fotografa in modo inequivocabile l’inadeguatezza di questa amministrazione e della sua maggioranza” - afferma l’esponente di FdI. “Il futuro del servizio pubblico e di un impianto strategico dell’Alto Vicentino non può essere gestito con scatti emotivi. L’auspicio è che si tratti...

Guerra alla finanza cosmopolita. Basta con i ricatti dello spread e delle agenzie di rating


ABBATTERE IL DOGMA LIBERAL CAPITALISTA CHE CI IMPONE DI ESSERE SCHIAVI DEI MERCATI E DEGLI SPECULATORI FINANZIARI. OPPORSI A CHI FA SOLDI CON I SOLDI DEVE ESSERE LA STELLA POLARE DI UN FRONTE POPOLARE SOVRANISTA EUROPEO PER LA LIBERAZIONE DALLA SCHIAVITU' MERCATISTA di Alex CIONI

N
on se ne può proprio più del debito pubblico e dei relativi giudizi tutt'altro che disinteressati dei "mercati finanziari". Lo spread, le agenzie di rating, gli speculatori finanziari, le banche d'affari e tutti coloro che lucrano con il destino dei popoli, sono meccanismi che andrebbero aboliti, mentre chi ne tira le fila andrebbe rinchiuso nelle patrie galere. Gli italiani devono capire che siamo in guerra (non da oggi) anche se non ci sono città bombardate e vittime per strada visibili all'occhio nudo, anche se non sentiamo il rombo dei caccia militari o il fragore delle bombe. Da oltre oceano sono arrivate e continuano ad arrivare solo disgrazie, motivo in più per prenderne coscienza e rialzarsi in piedi. 

Lo dobbiamo fare noi Italiani, ma lo dovrà fare l'Europa tutta per buttare a mare questo sistema economico bugiardo e criminale. 
O l'Europa aspira ad essere la patria del lavoro e di un'economia sana al servizio dei popoli e dei suoi bisogni, o il destino è segnato definitivamente. 
Non v'é spazio per le vie di mezzo. Vanno cambiate le regole del gioco, i fondamentali su cui poggia e prospera il sistema economico finanziario. L'era delle regole dettate dalle banche d'affari e di investimento (angloamericane) e di tutto quanto sta dentro questo sistema va contrastato in ogni modo, coscienti però che una guerra di questa portata comporta dei sacrifici. Non v'è alternativa: o si va in questa direzione, prendendo consapevolezza degli equilibri in campo, altrimenti non cambierà nulla, visto che arrivare al Governo di una nazione a queste condizioni e con queste regole, vuol dire limitarsi al ruolo di semplice notaio al servizio di coloro che detengono veramente tra le mani le casseforti dei popoli, dirigendone così la loro politica. Inutile votare se poi la sostanza del potere non lo detiene la politica. Non vi pare? Ha senso la democrazia se poi ogni decisione deve essere subordinata al giudizio dei magnati della finanza internazionale? 
Non si tratta di andare al massacro con folli proposte antistoriche come l'uscita dall'euro o dall'Unione europea, tra l'altro senza ben spiegare che tipo di ricadute ci sarebbero sull'intero sistema economico nazionale e nei risparmi dei cittadini, si tratta però di essere coscienti che se non si dissinescano le cause che hanno prodotto questo modello economico autoreferenziale, non ne usciremo mai pienamente. Andare oltre è possibile solo se i cittadini sono ben informati di come stanno le cose realmente, sennò basta una manciata di caramelle per comprarci tenendoci buoni a vivacchiare adeguandoci a vite sempre più precarie e infelici. 

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