Libertà di parola/Lettera aperta a margine del referendum


L'ASSENZA DEL QUORUM NON E' UN VANTAGGIO PER L'ITALIA MA E' ORA DI FINIRLA CON LA DEMAGOGIA DA CHECCHE ISTERICHE 
di Gabriele Adinolfi


Di respirare la stessa aria di Napolitano non mi va. Ed è l'unica ragione per cui non mi godo il bassissimo quorum raggiunto al referendum sulle trivelle.

Si badi, non ritengo che la bocciatura delle richieste ammantate da ecologismo della domenica sia di per sé un fatto positivo perché se è vero, com'è vero, che si trattava di tesi demagogiche e insignificanti, è pur vero che il fatto che non siano passate non sta salvando chissà quale autonomia energetica italiana.

Ho letto le tesi contrapposte (chiamiamole così...) ed ho apprezzato in particolare il riepilogo del Foro 753 a favore (moderato) di un sì comunque inutile. Dovendo scegliere, forse... O forse no. Ma quello che più mi ha irritato è quest'ansia di scegliere tra il nulla e il nulla, tanto per sentirsi protagonisti di gregge in una kermesse di nullità.

Perché mai schierarsi con le minoranze isteriche che si credono depositarie della nuova religione vegetale? Questo mi chiedo. E ripercorro il passato, quando – penso alle centrali nucleari – andammo tutti in fila al mattatoio, felici, contenti e immaginando di averlo scelto noi, ma sotto lo sguardo compiaciuto dei petrolieri. Di quegli stessi che hanno in mano i brevetti di quasi tutte le energie alternative, le quali ultime sono esaltate o denigrate dai verdi a intermittenza, come è il caso delle pale eoliche. Bello il titolo del manifesto “Il vecchio o il mare” ma non si capisce chi abbia deciso a quanti chilometri della costa le trivelle inquinino e a quanti no. Mi sembra la lista degli ematocriti su quello che di volta in volta si considera doping. Quindi il mare, per piacere, lasciatelo stare: è demagogia pura ed è stucchevole.
So perfettamente che il no al referendum (o la bocciatura massiccia del quorum) non comporta alcun vantaggio all'Italia ma c'è pur sempre un decoro da preservare. Diciamo che all'indomani della nostra diserzione vergognosa in Libia e in pieno “caso Regeni” con la cessione ai francesi – che dell'antinucleare se ne fregarono a suo tempo – dei nostri accordi in Egitto, sostenere un voto dall'aspetto anti-energetico sarebbe stato imbarazzante. A prescindere, poi, dal sostegno del Gruppo Rockfeller al sì e del ventilato coinvolgimento della Bolkenstein nelle clausole.
Tutto questo sarebbe di per sé sufficiente a mandare a farsi fottere i referendum ma c'è molto di più.
In primis c'è la stolidità dei battistrada del populismo di destra che hanno fatto a gara nell'acclamare un referendum per mandare a casa Renzi. Bravi! Siete riusciti a consegnare al premier un trionfo facilissimo di cui non è neppure artefice e voi pretendereste di fare che cosa? Di gestire l'opposizione e di proporvi per governare l'Italia? Per molto meno in un Paese normale si rassegnano le dimissioni. Qui ovviamente no, ma la figuraccia che avete fatto vi scivola addosso? Avete così tanta poca considerazione di voi?
In secundis c'è l'aspetto più importante, quello che maggiormente mi ha deciso a guardare con disdegno alla farsa di domenica 17 aprile: l'innamoramento sempre più evidente della democrazia. In un mondo ormai post-democratico chi, da nazionalpopolare, dovrebbe individuare le nuove forme di partecipazione e, cosa più ardua, concretizzarle, si perde nei gorghi del demagogismo democratico. Il che, oltre a mandare il cervello all'ammasso in semplicismi infondati come comprovano le posizioni “politiche” (posso ridere?) rispetto alla Germania, a Bruxelles e alla stessa Russia, conduce ancora più lontano, laddove, se proprio ci tenete, andrete voi ché lì non vi seguirò davvero mai.
Più lontano dove? La natura ha orrore del vuoto e gli squilibri tendono a creare nuovi equilibri. Il potere concentrato nelle mani di pochi comporta anche potere periferico diffuso nelle mani di molti (e quando i politici “alternativi” lo capiranno sarà sempre troppo tardi). Al tempo stesso la post-democrazia con il dirigismo oligarchico comporta il vuoto politico di massa al quale si sopperisce con la politica spettacolo e con lo spettacolo della democrazia.
L'alternativa che più piace ai potenti, tanto che Soros e Rothschild la finanziano a piene mani, è proprio il democraticismo assemblearista, il Cinque Stelle, gli Arancioni e i Podemos. 
Affinché tutto questo non possa divenire mai altro che marionetta, non si fa che promuovere ai suoi fianchi e di lì nel suo seno l'assemblearismo idiota, il protagonismo degli imbecilli con acclamazioni di massa di banalità ululate dal mucchio e con la gestualità dei guitti che copiano quella dei brokers, loro burattinai.
Se non sapete di cosa parlo datevi un'occhiata ai video delle “notti per tutti” della sinistra francese o dei pacifisti di Assisi. Se non avete un conato di vomito siete da ricoverare.
Ma non limitatevi a vomitare o farvi ricoverare, pensate che la dinamica referendaria conduce proprio lì, a congiungervi anche nell'immaginario, con questi deficienti.
Questa è la principale ragione per la quale sono stato infastidito dal fatto che la quasi totalità di un mondo che dovrebbe essere diverso è accorso al richiamo referendario: perché vuole in qualche modo sentirsi protagonista facendo la comparsa ai margini del set, oppure, il che è meglio moralmente ma più preoccupante politicamente, perché crede nell'alternativa democratica, nel referendum, nel fatto che la volontà popolare...
Come se le poche volte che un referendum decretò un volere non consono al Palazzo fosse stato rispettato. L'abolizione del finanziamento ai partiti e del ministero dell'agricoltura vi dicono niente?
La democrazia è una trappola e un inganno. Ci si può entrare dialetticamente per creare e consolidare potere (non consenso che è effimero: potere). Se ci si entra altrimenti è come porgere la gola al boia di Isis (che da quando gli americani hanno cambiato cavallo, avrete notato, viene chiamato Daesh come facevano i francesi, tanto per segnalare che oggi è una pedina euroccidentale. Ma questo è un inciso). 
Non si può essere democratici, non lo si può spiritualmente, non lo si può filosoficamente e non lo si può per buon senso. La lezione, cari esponenti politici nazionalpopulisti, la capirete infine? Ne dubito.

Commenti