S. Antonio del Pasubio e il suo caratteristico presepe sulla vita rurale


L'IDEA ORIGINALE DEGLI ABITANTI CHE OGNI ANNO PORTA MIGLIAIA DI VISITATORI IN CONTRA' BARIOLA

S. Antonio del Pasubio, sono le 21 e 30 di una sera di gennaio lisciata da una leggera bava d'aria fresca, ma per la verità non particolarmente gelata nonostante sia pieno inverno e nonostante ci si trovi sotto le pendici del Monte Sacro alla Patria. 
Siamo nei dintorni di contrada Bariola, vicino alla piazza centrale di S. Antonio, e già si notano molte persone aggirarsi tra le vie del paesino di montagna intente a dirigersi verso il presepe creato dagli abitanti del luogo. Ci sono anche io incuriosito da un lavoro pensato ed ideato interamente tra i viottoli della contrada con il contributo di manichini ad altezza naturale raffiguranti i volti di alcuni abitanti. Più di quaranta per la precisione. 
Non deve essere stato un lavoro da poco per i volontari, i quali grazie alla disponibilità dei proprietari delle case e dei rustici, hanno trasformato la contrada in un arcaico luogo della memoria contadina di montagna, in cui i personaggi sono tutti indaffarati nelle loro fatiche quotidiane. 
Tra i portici i visitatori possono anche degustare del buon vin brulé accompagnato da un piatto di frittelle o di salsicce cucinate in un piccolo focolare a legna, sempre ben presidiato da un personaggio del presepe.
A dare un tocco ancora più suggestivo c'é il classico coro di voci maschili mentre cantano le tipiche strofe della tradizione montanara. Insomma, un piccolo angolo di un piccolo paesino delle nostre montagne è ritornato a vivere mostrandosi nella sua semplicità e valorizzando ciò che gli appartiene di diritto: il proprio stile di vita umile ma dignitoso, gli usi e i costumi di un periodo che ai più risulta essere molto lontano, ma che invece respira ancora forte nella memoria dei più vecchi. 
Gli abitanti di S. Antonio hanno dimostrato che quando si mescolano l'invettiva e il desiderio di fare qualcosa di utile per la propria comunità, anche le idee più semplici lasciano un segno carico di soddisfazioni, ancora di più poi se viene supportato dall'interessamento e dal calore umano delle persone. 
Il lavoro di questi ragazzi è un esempio di vitalità e di amore per la propria terra che deve servire da monito per tutti coloro che ritengono inesorabile il destino delle nostre contrade di montagna. 
A mio avviso, iniziative di questo tipo possono aiutare anche i più riottosi a capire chi siamo, perché dalla riscoperta di come eravamo (di un tempo non poi così lontano), possiamo ritrovare la strada giusta per rilanciare anche a livello turistico (ma non solo), angoli abbandonati a se stessi e nel contempo carichi di storia, della nostra storia in particolare, e di un vissuto quotidiano che non possiamo scordare o cancellare con un tratto di penna, o a beneficio di qualche freddo centro commerciale, ma utile altresì per una riflessione interiore propedeutica ad aiutarci a restituire le giuste priorità ad una quotidianità troppo spesso fagocitata da uno stile di vita connesso ad un consumismo fine a se stesso e finalizzato solo al raggiungimento di un necessario quanto estemporaneo benessere materiale.
E in questi tempi difficili, terribili per molti connazionali, segnati in prima persona dalla crisi occupazionale ed economica, è possibile ripartire di nuovo, guardando oltre per dare un senso più naturale, più umano e spirituale alla vita di ognuno di noi.


Alex Cioni


p.s. fino a fine mese quindi ancora pochi giorni per poter gustare la rappresentazione del presepe

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