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Schio, Cioni (FdI) attacca: “Recesso da AVA? Ipotesi irresponsabile. Il servizio pubblico non è un pallone da portarsi via quando si perde la partita”

  S i accende il confronto politico attorno all’ipotesi -circolata negli ultimi giorni - di un possibile recesso del Comune di Schio da AVA , la società pubblica che gestisce impianti e servizi ambientali dell’ Alto Vicentino . A intervenire è il capogruppo di Fratelli d’Italia a Palazzo Garbin , Alex Cioni , che definisce l’eventualità “politicamente grave e senza precedenti”. Secondo Cioni, la questione nasce dopo la netta sconfitta del Comune di Schio nell’assemblea dei soci, che a larga maggioranza ha approvato la fusione tra AVA e Soraris .    A fronte di quella decisione, “pensare di reagire come quel bambino che, non potendo più giocare, si porta via il pallone, è un atteggiamento che fotografa in modo inequivocabile l’inadeguatezza di questa amministrazione e della sua maggioranza” - afferma l’esponente di FdI. “Il futuro del servizio pubblico e di un impianto strategico dell’Alto Vicentino non può essere gestito con scatti emotivi. L’auspicio è che si tratti...

IMMIGRAZIONE, DENATALITA’ E INVECCHIAMENTO DEGLI ITALIANI. L’ITALIA STA MORENDO MA LA SOLUZIONE NON PUO’ ESSERE L’IMMIGRAZIONISMO DELLE SINISTRE SOSTENUTO DA MILIARDARI COSMOPOLITI

di Alex CIONI

Nei primi tre mesi del 2023 sono sbarcati 31.292 immigrati, nel 2016 furono circa 23mila e nel 2017 circa 30mila quando in tutta Italia esplosero le proteste degli italiani per l'accoglienza diffusa di migliaia di sedicenti profughi. Nel vicentino ne sappiamo qualcosa.
Io stesso sono stato tra i promotori di un comitato di cittadini per contrastare questo sistema di gestione dell’immigrazione.
E’ evidente che con questi numeri il sistema di accoglienza scoppierà nel breve periodo senza tenere conto che già ora spendiamo milioni di euro al mese (e da anni) per mantenere persone giunte clandestinamente, molte delle quali non hanno alcun titolo per rimanere in Italia nonostante la richiesta di asilo.
Va anche detto che se non cala drasticamente l'afflusso di clandestini sarà difficile pensare di governare i flussi in ingresso di stranieri regolari in base alle necessità delle nostre imprese.
I due temi vanno quindi di pari passo. Intanto a parole l’Ue pare disponibile a trovare con l'Italia una soluzione strutturale al problema, ma al momento siamo fermi alle buone intenzioni e ai bla bla bla.
Poi c’è il tema della necessità di reperire manodopera straniera per i noti problemi di invecchiamento e denatalità della popolazione italiana. Contestualmente serve però una politica sociale che stimoli le nascite anche se dovranno passare molti anni e più di una generazione per tornare ai livelli di crescita demografica degni di nota.
Questo vuol dire che per alcuni settori dell’economia nazionale, la manodopera straniera è una necessità su cui lavorare in maniera intelligente e strutturale. 
 
 

Dopodiché, questa oggettiva necessità, non può essere il pretesto per aprire le porte a chiunque inseguendo un peloso umanitarismo che tanto piace alle sinistre immigrazioniste.
Va sempre ricordato che la gran parte degli immigrati che giungono sulle nostre coste illegalmente, per lo più per motivi economici, si spacciano per profughi e non sono facilmente inseribili in un sistema economico e produttivo che richiede principalmente profili con competenze tecniche precise.
Oltretutto, secondo le normative attuali, i clandestini che chiedono asilo entrano in un regime di assistenza molto lungo prima di ricevere la risposta dalle commissioni che esaminano le domande di asilo. L’iter solitamente dura qualche anno e il responso nega in molti casi la protezione internazionale e il relativo permesso di soggiorno.
Conseguentemente ci troviamo in casa soggetti senza arte né parte che non riusciamo ad espellere e che finiscono a bivaccare nelle nostre città accentuando quelle situazioni di degrado urbano e di criminalità intollerabili che turbano la quiete sociale e la sicurezza dei cittadini.
Ha ragione il Capo del governo Giorgia Meloni: vanno create le condizioni in loco per disincentivare le partenze, mentre nel contempo vanno stabilite le quote d’ingresso per regolamentare gli ingressi legali in base ai bisogni del sistema economico applicando dei criteri di selezione a monte, nei quali non possono essere inseriti coloro che giungono illegalmente.

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