A Torrebelvicino si celebra il IV novembre e la Vittoria. Anzi, no! Si celebra Caporetto/VIDEO


DURANTE IL CERIMONIALE IDEATO DAGLI STUDENTI DELLE MEDIE, EMERGE IL CLASSICO COPIONE CONFEZIONATO DA DOCENTI DI PARTE E CON SCARSA CONOSCENZA DEGLI AVVENIMENTI  di Alex CIONI


Dopo aver partecipato questa mattina alla cerimonia in memoria del IV novembre in onore ai Caduti della Grande Guerra, il sentimento non può che essere di delusione mista a sconforto per una ennesima occasione persa, proprio qui poi nelle zone che a quel tempo furono nelle immediate vicinanze della linea del fronte.

Eppure quest’anno v’era un elemento ulteriore per ricordare degnamente le migliaia di soldati che sacrificarono la propria esistenza e la propria giovinezza per compiere il proprio dovere: il Centenario della Vittoria.

Una vittoria grazie alla quale Trento e Trieste entrarono a far parte dell’Italia unita come entità statale, completando così l’ideale risorgimentale dopo secoli nei quali l’Italia rimase divisa in micro staterelli spesso subordinati a potenze straniere. 
La Grande Guerra completò quindi l’opera di unificazione nazionale ma fece qualcosa di più importante: unì per la prima volta in un unico destino le genti italiane provenienti da ogni parte della penisola: piemontesi con siciliani, sardi con veneti, calabresi con friuliani

Non si tratta di fare l’elogio della guerra, nemmeno di esaltare sentimenti nazionalistici contro altri nazionalismi, ma non è accettabile che per il corpo docenti di Torrebelvicino la guerra sia finita a Caporetto, descrivendo quegli avvenimenti come “un’inutile strage” così come è stato detto durante il cerimoniale di Schio al Sacrario militare dal sindaco del Pd di Santorso Franco Balzi.

Ai prezzolati insegnanti che si sono resi responsabili di una palese offesa alla memoria dei nostri Caduti, faccio sommessamente presente, che se non ci fosse stato un forte e convinto sentimento popolare che spinse alla riscossa l'Italia tuttta nel nome e nella difesa dei “Sacri confini”, dopo Caporetto, probabilmente, gli austroungarici avrebbero preso il largo in ogni angolo della pianura padana. Altro che Trento e Trieste italiane. 
Invece, la riscossa patriottica ci fu e venne sancita sul monte Grappa e sul fiume Piave e come non ricordare il nostro Monte Pasubio meta ogni anno di escursionisti che lo stanno trasformando in una discarica a cielo aperto.
Trovo veramente triste, oltre che irrispettoso della memoria dei Caduti, che la cerimonia sia stata l'occasione per far emergere un taglio confezionato ideologicamente su posizioni politiche partigiane, infischiandosene dei fatti storici nella loro completezza. Ero convinto che fossimo li per celebrare la Vittoria, non per fare l’apologia dei soliti pietismi pacifisti. Nessuna parola di elogio e di rispetto verso i soldati, nessun sentimento patriottico, nessuna manifestazione di orgogliosa appartenenza alla comunità nazionale, non una parola alle nostre forze armate. Solamente una pietosa e indecente manifestazione utile  a denigrare il sacrificio di 650 mila italiani caduti in armi nel compimento del proprio dovere.

Sia chiaro che gli studenti non hanno nessuna colpa, come non ha nessuna colpa l’Amministrazione comunale che ha voluto, assieme alle associazioni combattentistiche e d’Arma, questo doveroso momento  comunitario patriottico. Peccato che i dirigenti scolastici non siano stati all'altezza della situazione. 
Spesso ci si interroga sulle ragioni per le quali i ragazzi sembrano vivere senza valori di riferimento, ma se i docenti sono i primi a schifare certi valori, arrivando a piegare la storia ai propri interessi politici e ai propri dogmi ideologici, come possono i ragazzi crescere secondo un'educazione che rispetti quei valori che dovrebbero rappresentare il tessuto culturale e identitario di tutti noi in quanto italiani?

Concludo con un pensiero che per qualcuno suonerà blasfemo ma lo condivido lo stesso. Penso  al disastro naturale dei giorni scorsi sull’altopiano di Asiago con quelle migliaia e migliaia di piante abbattute al suolo dal vento. Un disastro vero e proprio, un disastro naturale impressionante ed incredibile proprio lì dove cento anni fa si consumarono altri drammi ed altrettanti eroismi. 
Un evento naturale avvenuto guarda caso proprio nei giorni del Centenario, quasi a significare che le anime tempestose dei soldati abbiano voluto rammentarci, proprio con l'abbattimento delle piante, che su quelle terre si sono sacrificati per qualcosa e che per questa ragione non meritano di essere miseramente oltraggiati da persone abituate a vivere nell'ozio e che con ogni probabilità non sarebbero degne nemmeno di fare la guardia ad un bidone di benzina.   


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