Migranti nel vicentino. Secondo la Prefettura sono calati gli ospiti nelle strutture

DA 2550 A 2080 I SEDICENTI PROFUGHI. IL COMITATO PRIMANOI SI CHIEDE DOVE SIANO QUELLI USCITI DAL PROGRAMMA DI PROTEZIONE MENTRE SULLO SPRAR: "RETE USATA IMPROPRIAMENTE PER SOPPERIRE AL FALLIMENTO DELLA PRIMA ACCOGLIENZA"


Sulle pagine del Giornale di Vicenza è uscito un interessante articolo sulle dinamiche relative al numero dei richiedenti asilo in provincia di Vicenza. Negli ultimi sei mesi gli ospiti sarebbero diminuiti di 400 unità, passando da circa 2550 ospiti a 2080. Dall'articolo emerge un aumento di disponibilità di alcuni Comuni vicentini nell'accoglienza dei migranti attraverso la rete Sprar, tra cui Sandrigo, Villaverla e Recoaro Terme.
Il comitato di cittadini PrimaNoi, da tre anni impegnato su vari fronti nel vicentino nel contrasto dell'accoglienza dei richiedenti asilo, non si limita a definire i richiedenti asilo dei millantatori, ma entra nel merito dell'articolo sollevando alcune contestazioni nel merito.
Per gli attivisti del comitato sarebbe utile verificare quanti dei 400 migranti usciti dal programma di protezione hanno ottenuto il permesso di soggiorno e quanti invece sono fuori per assenza dei requisiti.
Secondo il portavoce del comitato Alex Cioni, è verosimile credere che "buona parte degli immigrati in tasca non ha nulla, quindi siamo al cospetto di soggetti che sono andati a riempire l'esercito di clandestini che l'Italia non riesce ad espellere fisicamente".
PrimaNoi solleva dei dubbi ulteriori sulla rete Sprar in quanto -precisano- l'accoglienza diffusa per avere successo deve trovare sempre una collaborazione concreta dei privati, cioé dei proprietari degli alloggi senza i quali la rete Sprar non può funzionare.
"La volontà o meno di un Comune di aderire allo Sprar è relativamente insignificante se prima non esiste una disponibilità abitativa per i migranti" - accusa Cioni. "Bisogna spiegare che lo Sprar -continuano dal comitato- non è finalizzato ad un’assistenza immediata delle persone che arrivano sul territorio italiano ma all’integrazione sociale ed economica di soggetti già titolari di una forma di protezione internazionale. Su questo punto sarebbe il caso di fare chiarezzza definitivamente: che poi lo Sprar venga utilizzato per supplire alle carenze del sistema primario di accoglienza è un dato di fatto che però contribuisce colpevolemente a distribuire nei nostri territori centinaia di giovani in età militare che quasi sicuramente non hanno titolo per rimanere in Italia. Ragazzi che in gran parte andranno ad alimentare la rete dello spaccio e una volta clandestini un esercito di fantasmi senza arte né parte con tutte le conseguenze del caso sul fronte della sicurezza, del degrado urbano e sociale delle nostre città. 
Quando all'inizio del fenomeno parlavamo di mafia nigeriana, pochi ci prendevano sul serio -insiste Alex Cioni- finalmente anche altri si sono resi conto di cosa ci siamo portati in casa, eppure si insiste cocciutamente nello spacciare come una cosa buona l'accoglienza diffusa di questi millantatori africani". 

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