SCHIO, NEGLI ULTIMI 10 ANNI QUASI 3000 PERSONE HANNO OTTENUTO IN CITTA' LA CITTADINANZA ITALIANA. GLI STRANIERI RESIDENTI SONO MENO DI 5000, IL 12% DELLA POPOLAZIONE. SI' AL CRITERIO DELLA RESIDENZIALITA' STORICA PER L'ACCESSO ALLE CASE POPOLARI


La popolazione scledense al 1 gennaio del 2022 è composta da 38.553 persone, tra i quali sono compresi 4764 cittadini stranieri (12%) quando nello stesso periodo del 2003 erano poco più di 2300.
Dal 2012 al 2022 a 2754 persone di origine straniera residenti in città è stata conferita la cittadinanza italiana: tra i beneficiari svettano i cittadini provenienti dal Bangladesh (414), seguiti dalla Serbia (381), dal Marocco (358), dal Senegal (220), dal Ghana (187), e dalla Bosnia Erzegovina (168). Sostanzialmente sono 1507 le cittadinanze italiane conferirete a persone provenienti da Paesi extraeuropei. 
Se verso il finire dei primi anni 2000 Schio stava arrivando a quota 40 mila abitanti, grazie ai nuovi residenti provenienti dall'estero, attualmente si registra un costante calo della popolazione residente come conseguenza dell’inverno demografico che va avanti da almeno 20 anni. 
Risulta evidente che senza i cittadini stranieri la nostra città tornerebbe alla popolazione residente nei primi anni settanta con la differenza che in quel periodo la componente giovanile era prevalente, mentre oggi l'eta media della popolazione è sempre più alta.
Difatti, al 1 gennaio del 2022, sono 4848 i residenti in età scolastica (0-18), di cui sono 1129 i cittadini stranieri (23% circa), mentre gli over 65 sono 9620. 
Vent'anni fa, con poco più di mille abitanti in meno, erano 6312 i giovani dai 0 ai 18 anni e 7577 gli ultra 65enni.

Cosa ci dicono questi numeri

In primo luogo va detto che Schio offre una fotografia più o meno in linea con il trend nazionale e in particolare con il nord Italia. E’ evidente che un territorio come il nostro che offre una ricca disponibilità di lavoro, rimane attrattivo per tutti coloro che provengono da zone povere e svantaggiate del pianeta.
L’aspetto che porta molti stranieri in città non riguarda esclusivamente la ricca offerta occupazionale, bensì ciò che il Comune offre in termini di servizi sociali essendo tra i Comuni della provincia che investe più soldi del proprio bilancio in questo settore. 
Non esiste poi solo il sociale come emanazione dell'ente comunale. 
Ci sono realtà come l’emporio solidale “Il Cedro” che mette in rete le associazioni che si occupano di solidarietà sociale raccogliendo quei generi alimentari di prima necessità che per le catene della grande distribuzione rappresentano delle eccedenze da smaltire. 
Anche qui, come accadde durante il Covid per i buoni spesa, chi si rivolge a questo servizio sono soprattutto nuclei famigliari di origine straniera.

Immigrazione o immigrazionismo

Negli ultimi 10 anni, il fenomeno dell'immigrazione non è stato governato, bensì è la conseguenza dell'immigrazionismo ideologico che ha aperto le porte indiscriminatamente ai flussi di immigrati illegali camuffati spesso da necessità di tipo umanitario, ovverosia per l'accoglienza dei richiedenti asilo definiti per lo più come dei profughi anche quando non lo sono.
Il Governo Meloni sta provando a  porre rimedio all'immigrazione illegale aprendo nel contempo agli ingressi legali inserendoli in quote annuali sulla base delle richieste del mondo economico e produttivo.  
Purtuttavia, è evidente che se l'immigrazione legale, quindi governata da criteri in ingresso stabiliti dallo Stato, diviene in questa fase storica di recessione demografica uno strumento necessario per colmare le richieste che arrivano da alcuni settori dell'economia produttiva come dal terziario, è altrettanto vero che se contestualmente non si riesce a fermare o a ridurre considerevolmente quella illegale, le tensioni sociali e in prospettiva i conflitti culturali non possono che alimentarsi visto che chi arriva con i barconi non sono tutti pronti ad inserirsi nel sistema produttivo per lavorare, ma sono piuttosto soggetti intenzionati a sfruttare il sistema socioassistenziale senza aver mai pagato un euro di tasse.
Sia chiaro. L'esame dei dati qui riportati non è finalizzato a puntare il dito verso una categoria di persone. Serve per scattare una fotografia sulla trasformazione in atto nella nostra comunità e sul livello e sulle forme di disagio sociale in essa contenuta. 
Sappiamo che in base alle norme in vigore buona parte dell’assistenza sociale pubblica va a beneficio della popolazione straniera, mentre agli autoctoni rimangano spesso solo le briciole. Il che è motivo di un comprensibile e legittimo senso di frustrazione in alcuni, e di rabbia in altri in quanto si sentono defraudati di alcuni diritti nonostante abbiano poco ma qualcosa di più di chi invece è arrivato l'altro ieri.
Il tema esploso recentemente in Veneto sulla presunta incostituzionalità del criterio inserito dalla Regione dei 5 anni di residenza per accedere alla domanda per l’edilizia residenziale pubblica (ERP), apre l'ennesima questione  politica che da una parte vede i "buoni", cioè chi è più propenso a tutelare gli ultimi arrivati, dall'altra i "cattivi" che vorrebbero porre dei criteri diversi per l'accesso all'assistenza sociale
Tenuto conto che di case pubbliche per tutti non ce ne sono, e scarseggiano pure quelle recuperabili nel mercato privato, chi amministra deve fare delle scelte anche se risultano spiacevoli. 
Vedremo se l’Amministrazione comunale di Schio sarà costretta a fare marcia indietro dopo l'approvazione l'anno scorso di una delibera di Giunta che prevede finalmente l'inserimento del criterio della residenzialità storica assegnando progressivamente più punti in graduatoria sulla base degli anni di residenza continuativa in città
Fatto il quadro della situazione generale, sarebbe lecito chiedersi quale affare abbiano fatto quei 2754 stranieri a chiedere la cittadinanza italiana quando i margini di manovra della politica locale sono spuntati a causa di norme nazionali che recepiscono leggi europee o principi costituzionali che impediscono agli amministratori di attuare precise scelte politiche.
Non si tratta di discriminare gli ultimi arrivati, piuttosto di riequilibrare il sistema dell'assistenza sociale in modo che nemmeno gli italiani lo siano.

Immigrazione e questione identitaria

Chiudo riportando altri numeri che escono dal confine comunale ma che ci toccano comunque da vicino. Su circa 450 milioni di abitanti nei 27 Paesi membri della Ue, solo il 16%, pari a circa 80 milioni, hanno meno di 30 anni. Sulla sponda meridionale e orientale del Mediterraneo, su circa 500 milioni di abitanti, il 70%, pari a 350 milioni, hanno meno di 30 anni. Ecco, quando si mettono sul piatto della bilancia, da un lato 80 milioni di giovani europei under 30, disorientati e senza una certezza della propria identità, e dall’altro lato della bilancia 350 milioni di giovani per lo più musulmani che invece hanno la certezza e la convinzione che l’islam è l’unica religione che deve trionfare nel mondo, la conseguenza di cosa ci aspetta dovrebbe essere visibilissima persino ad un cieco. Per dirla in latino, mala tempora currunt sed peiora parantur.

Alex Cioni
Consigliere comunale di Schio

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